Ho dormito sulla spiaggia nottate e nottate di seguito, con il vento
che mi buttava manciate di sabbia nel sacco a pelo, il rumore del mare di sottofondo,
le torcettine rosse di chi faceva il turno al nido che si accendevano di quando
in quando, controllando se i "bambini" erano usciti... I miei bambini, i bambini
di tutti quelli che la mattina avevano le borse sotto agli occhi, la stanchezza
in corpo, ma il viso felice, lo sguardo illuminato... "Bambini" che altro non
erano se non piccoli di Caretta caretta appena usciti dal nido, in corsa
veloce verso il mare...
Io ho vissuto tutto questo a Rodi, in Grecia, ma ogni anno, sulle spiagge di
varie parti del mondo, con una metodica che spaventa ed affascina al tempo stesso,
numerose tartarughe depongono le uova nella zona in cui loro stesse sono nate
tempo addietro. Come ritrovino tali luoghi è ancora oggetto di studio:
chi sostiene orientandosi con il campo magnetico, chi grazie a segnali chimici
riconosciuti in terra ed in mare, chi grazie alle correnti, chi grazie ad informazioni
contenute nel loro codice genetico, chi ad un insieme di tutti questi fattori,
certo è che dalle loro zone cosiddette di pascolo, ovvero dove si nutrono,
questi animali percorrono migliaia di chilometri a volte per arrivare alle zone
riproduttive...
Personalmente ogni azione compiuta dalle tartarughe marine mi magnetizza...
nonostante la loro mole si trascinano sulla sabbia, cercano un luogo riparato,
non troppo umido e con un movimento meccanico ed alternato delle loro zampe
scavano una buca in cui deporre centinaia di uova; quindi richiudono tutto e
se ne tornano in mare, dove decisamente piu' a loro agio si muovono con una
grazia innata... Inoltre sono rettili antichissimi, appartenenti all'ordine
dei Testudines o Chelonia, presenti quasi senza modificazioni corporee da circa
200 milioni di anni.
A livello tassonomico, le 7 specie di tartarughe marine possono
essere raggruppate in due famiglie: Chelonidae (a cui appartengono la Caretta
caretta, la Eretmochelys imbricata, la Chelonia mydas, la
Lepidochelys olivacea, la Natator depressus e la Lepidochelys
kempi) e Dermochelidae, a cui appartiene il genere monospecifico Dermochelys
coriacea; controversa è la classificazione di Chelonia agassizi
come specie a sè stante o come sottospecie di Chelonia mydas.
Si tratta quindi di rettili perfettamente adattati alla vita
acquatica (con modificazioni a livello mascellare, in relazione alle loro abitudini
alimentari, a livello di arti, con zampe anteriori strutturate a forma di paletta
e corpo idrodinamico per ottimizzare il nuoto) in cui permangono alcune caratteristiche
strutturali primitive, come l'impossibilita' del capo e degli arti
di ritrarsi dentro al guscio.
Sebbene ogni specie presenti peculiarita' sia a livello
esteriore che a livello comportamentale, tutte le tartarughe marine hanno in
comune un "guscio", una "scatola" consistente in una
parte superiore, chiamata carapace ed una inferiore, piastrone, saldati da ponti
cartilaginei, in modo da proteggere gli organi interni; le scaglie cheratiniche
che spesso ricoprono il carapace vengono utilizzate per il riconoscimento della
specie.
Questi animali sono in grado di trascorrere molto del loro tempo immersi, da
5 minuti fino ad 1 ora, in relazione alla loro attività, risalendo in
superficie per respirare; i loro polmoni sono adattati a permettere un rapido
scambio di ossigeno, così che una singola esplosiva inalazione è sufficiente
a ripristinare la carenza di ossigeno.
Come tutte le tartarughe, mancano di un orecchio esterno, rendendo
quasi nullo il senso dell'udito, mentre molto sviluppato è invece l'olfatto,
tanto da essere considerato il più efficiente metodo di percezione che
posseggono. La visione in acqua è buona, mentre sulla terra è efficiente solo
per brevi distanze.
La loro diffusione nelle acque dell'emisfero, principalmente in zone tropicali
e subtropicali, è connessa con l'incapacità di mantenere una temperatura
corporea interna constante (come invece facciamo ad esempio noi esseri umani)
cosa che le rende quindi sensibili a temperature eccessivamente basse o eccessivamente
alte.
Le aree nutrizionali possono essere molto differenti a seconda dei vari stadi
di sviluppo: i piccoli (che vivono generalmente su banchi di sargassum
lasciandosi trasportare dalle correnti) si nutrono di macroplancton, piccoli
crostacei ed altri invertebrati, da adulti invece hanno una dieta che può
cambiare facilmente in relazione alla disponibilità di cibo, portandole
a percorrere anche molte miglia quando il cibo in una zona è scarso. In generale
la competizione alimentare fra le specie è bassa, variando sia per tipo di cibo,
che per localizzazione; ad esempio, Chelonia mydas nell'Oceano Indiano
si nutre di piante marine che trova a circa 10 metri di profondità, mentre
Caretta caretta predilige molluschi ed echinodermi a circa 20 metri di
profondità, Dermochelys coriacea mangia meduse e plankton in superficie.
Chelonia mydas è l'unica specie vegetariana, anche se nello stadio giovanile
è carnivora.
Le tartarughe marine sono principalmente animali pelagici, ciò
significa che spendono la maggior parte della loro vita in acque costiere o
oceano aperto, restando però legati all'ambiente terrestre per la deposizione
delle uova. Durante il periodo riproduttivo, sia le femmine che i maschi migrano
verso le aree riproduttive (sono praticamente gli unici momenti in cui è possibile
osservare dei gruppi di tartarughe, essendo degli animali prevalentemente solitari)
e l'accoppiamento avviene in linea di massima a pochi km dalla spiaggia di deposizione;
il maschio possiede sulle zampe anteriori delle unghie con cui blocca il carapace
della femmina sotto di sè e la copulazione può durare anche parecchie
ore. La fecondazione è interna e la femmina può essere fecondata da più
maschi, aumentando in questo modo il successo riproduttivo. Dopo il periodo
di accoppiamento, i maschi ritornano verso i pascoli nutritivi, mentre le femmine
si recano sulle spiagge per la deposizione che avviene di notte, come generalmente
l'emersione dei piccoli dal nido, in modo da prevenire sia un essiccamento a
causa della elevata temperatura diurna, sia per sfuggire più facilmente
ai predatori terrestri ed aerei. La temperatura ha una grossa influenza anche
sulla determinazione del sesso dei piccoli, in quanto alte temperature daranno
femmine, mentre basse temperature daranno maschi (in questi animali, come in
altri rettili e pesci non esistono dei cromosomi sessuali, come ad esempio abbiamo
nell'uomo con i cromosomi X e Y, da cui dipende appunto il sesso del nascituro).
Dopo questa sommaria introduzione sul mondo delle tartarughe marine vorrei
spendere due parole su questi animali, sopravvissuti all'era dei dinosauri ed
attualmente in pericolo di vita a causa delle attività umane...
A parte i predatori naturali, che decimano le popolazioni di tartarughini
emersi dal nido ed in corsa verso il mare, come volpi, granchi fantasma (ghost
crabs), coyotes, cani, ratti, uccelli, e quelli che possono danneggiare
anche popolazioni adulte, esempio squali che, però, sono sempre predatori
naturali e quindi rientrano in un contesto di selezione, i danni maggiori sono
provocati dall'uomo. L'uomo può essere considerato il nemico numero uno
di questi animali. In alcuni paesi dell'America Latina e dell'Asia, le uova
di tartaruga sono considerate una prelibatezza (ed assicuro che non è fantasia:
in certe isole del Sud America, per quanto concerne la mia esperienza, le uova
o la carne di tartaruga vengono offerte ai turisti a caro prezzo come qualcosa
di tipico particolarmente gustuso e pregiato... ed assicuro anche che c'è chi
le mangia... per poi dire... sembra un uovo di gallina...) ed anche afrodisiache
(ricorda molto la storia degli squali in via di estinzione per via delle zuppe
di pinne di pescecane...); la carne di Chelonia mydas e la zuppa sono
considerati un piatto da gourmet (vi risparmio, se non lo avete ancora letto,
la descrizione che viene fatta a tal proposito nel racconto "Il pranzo di Babette"),
mentre la pelle di alcune specie è usata per ricavarne borse, scarpe ecc.
Ma non è tutto, oltre ad un impatto diretto che l'uomo ha sulle
popolazioni, c'è da considerare quante tartarughe muoiono ogni anno impigliate
nelle reti, o per ami conficcatisi in parti differenti del corpo, o per aver
ingerito sacchetti od altri oggeti di plastica (che in controluce viene scambiata
probabilmente per una medusa), o perchè colpite da barche mentre risalivano
in superficie per respirare. Un danno considerevole è anche provocato da tutte
le modifiche che vengono apportate alle spiagge siti di deposizione, come la
costruzione di muri, stabilimenti balneari, scarichi a mare, ma anche la costruzione
di ristoranti, bar o strade disturba, con le loro luci artificiali, sia le femmine
adulte, sia i piccoli appena usciti dal nido disorientandoli (invece di andare
verso il mare tendono a dirigersi verso le luci che percepiscono più
forti).
Attualmente la sensibilizzazione verso questi animali sta aumentando e sempre
di più vengono svolte attività di sorveglianza sulle spiagge di
deposizione delle uova ed attività di ricerca in modo da preservare le
specie e garantire la sopravvivenza.
@ Bibliografia
J. Ripley (1996) Seaturtles. Ed Worldlife Library
Chelon (1997) Manual on Marine Turtle Biology and Conservation
K.A. Bjorndal (1982) Biology and Conservation of sea turtles. Ed Washington
DC Smithsonian Press
@ Siti internet consigliati
http://www.seaturtle.org
http://accstr.ufl.edu/
http://web.tiscalinet.it/chelon_ea
http://www.webwasp.freeuk.com/turtles/
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