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  Gli Articoli di MondoMarino.net
La notte di coralli
di Raffaele MINASI


  
Ambiente Tropicale
Foto di Raoul CALÒ
Alle prime tenui luci dell'alba la superficie del mare appare ricoperta da una mucillagine multicolore paragonabile ad una nevicata dal basso verso l'alto: è il mattino che segue ad un'altra "notte dei coralli", fenomeno che si ripete puntualmente ogni anno da secoli e che una leggenda giapponese vuole sia l'esternazione della fecondità delle dee del mare.
I coralli furono anche definiti come "inventive producers", per evidenziare che questi organismi possono riprodursi sia in forma sessuale che asessuale;
Il primo sistema di riproduzione, spesso, la colonia presenta i caratteri tipici dell'ermafroditismo con la produzione di sperma ed uovo da parte dello stesso polipo, o di polipi diversi, oppure può alternare i caratteri maschili e femminili, mentre sono rari i casi delle specie con i due sessi separati e distinti.
La maturazione delle cellule sessuali femminili dura circa sei mesi, seguita dopo altri due dalle maschili e, dopo questa fase, uova e spermatozoi vengono emessi sotto forma di agglomerati dalle forme più varie ed evanescenti.
La loro emissione contemporanea e necessariamente sincronizzata, studiata soltanto dal 1982, ha accertato che è strettamente legata al clima ed alle fasi lunari avvenendo esclusivamente di notte, poco dopo il tramonto, qualche giorno dopo il plenilunio ed a primavera inoltrata quando le acque tendono progressivamente a riscaldarsi.


  
Madrepora in riproduzione (Acropora tenuis)
Foto di Peter Harrion.
L'incontro tra le due cellule della stessa specie è guidato da fattori chimici, e dopo la fecondazione dell'uovo, inizia lo sviluppo embrionale che porta nel giro di qualche ora alla formazione di una larva, detta planula, la cui lunghezza varia tra 0,5 e 2,5 mm. Questa, influenzata dalla luce, si porta verso la superficie e, trasportata dalle correnti, vaga per giorni, settimane od anche mesi a seconda delle specie di appartenenza, agevolata nel galleggiamento da una riserva lipidica.
Quelle originatesi per fecondazione interna già al momento della loro espulsione contengono le zooxantelle (le alghe unicellulari essenziali per il loro mantenimento in vita) mentre altre, formatesi all'esterno, ne sono prive e le dovranno assumere dall'ambiente circostante durante la loro fase di crescita.
Queste alghe si ammassano a milioni all'interno di ogni singolo polipo costituendo a volte anche il 50% della sua massa totale, e ricambiano l'ospitalità del polipo eliminandogli i prodotti di rifiuto e rifornendolo di ossigeno ottenuto sfruttando l'anidride carbonica prodotta dalla respirazione.
Le madrepore quindi sono costrette, per poter sopravvivere, a colonizzare solo quelle parti di fondale più luminoso dal momento che le alghe svolgono la funzione clorofilliana solo in presenza della luce solare,motivo per il quale è molto difficile trovare coralli a profondità superiori ai 60 m.

Al termine della loro vita pelagica le larve, sopravvissute alla predazione da parte degli altri animali marini, in seguito ad un fenomeno di fototropismo negativo si spostano verso il fondo aderendovi. Subito dopo essersi insediate possono, a volte, spostarsi se il posto risulta loro inadatto per una cattiva illuminazione o l'eccessiva presenza di colonie della stessa specie.

  
Madrepora (n.d. n.d.)
Foto di Raffaele MINASI
Dopo aver definitivamente aderito al substrato prescelto, sempre con l'apparato orale rivolto verso l'alto, iniziano a modificarsi: mentre la parte inferiore si trasforma in disco, le cellule ectodermiche, ossia le cellule della parete embrionale esterna, cominciano a secernere il carbonato di calcio, sintetizzato sotto la forma di fibre di aragonite, la cui regolare sovrapposizione origina il primo polipo della colonia, detto coralline, e che vivrà solitario per alcune settimane.
Il secondo sistema di riproduzione, quello asessuale che si alterna al primo, avviene con due diverse modalità a seconda delle varie famiglie di appartenenza.
Nella prima il disco orale del polipo si ripiega fino ad assumere la forma di un otto e forma due bocche distinte duplicando anche tutti gli altri organi e strutture dando origine a due polipi identici.
Nella seconda, definita dai biologi "gemmazione", la parete interna si estroflette fino a formare una nuova piccola bocca contornata da un'aureola di minuscoli tentacoli dando origine ad un novello polipo di minori dimensioni già in grado di secernere il carbonato di calcio per costruire la propria teca.
Entrambi questi processi di riproduzione si ripetono a catena generando colonie di migliaia di esemplari tutti discendenti dal primo corallite: ed inizia così uno dei capitoli più affascinanti della biologia marina, quello dei minuscoli architetti del mare, i costruttori del più antico e più complesso ecosistema oggi esistente e che non ha imitazioni nella terra emersa, con l'eccezione, forse, della foresta pluviale tropicale.


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