| Un gigante pacifico. Non esiste forse una definizione più adatta 
a descrivere la balenottera comune, l'animale più grande del Mar Mediterraneo, 
che arriva fino a 25 metri di lunghezza e può pesare fino a 60 tonnellate. 
Nonostante queste dimensioni, ancora molte persone credono che nel nostro mare 
non ce ne siano, forse per un retaggio culturale che vuole che i grandi cetacei 
siano abitanti tipici dei mari polari, freddi ma ricchi di cibo. Da recenti stime 
sembra che la popolazione di questi grandi mammiferi (il cui nome scientifico 
è Balaenoptera physalus) si aggiri nel Mediterraneo intorno ai 3000-4000 
esemplari, che durante l'estate si raggruppano in gran numero nel neonato "Santuario 
dei Cetacei", la zona di mare compresa tra Liguria, Francia e Corsica che 
per una serie di eventi è molto più ricca di nutrienti del resto 
del bacino del Mediterraneo.
 
 
  Grazie a questa abbondanza, la balenottera sa di poter trovare 
nella zona enormi quantità di quel gamberetto mesopelagico, la Meganyctiphanes 
norvegica, di cui si ciba nella misura di più di 5 tonnellate al giorno. 
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    | Area chiamata "Santuario 
dei Cetacei" |   
    |  |  La balenottera, che appartiene a quel gruppo di cetacei chiamato "Misticeti" 
(i cetacei con i fanoni, le formazioni cornee presenti all'interno della bocca 
che permettono loro di "filtrare" l'acqua) è un animale di cui 
in realtà si sa ben poco. Per esempio, non si sa con esattezza dove vada 
a svernare: sembra ormai provato che non migri nell'Atlantico attraverso Gibilterra, 
visto che è differenziata geneticamente dalle sue conspecifiche atlantiche. 
Si pensa che invece le balenottere si dirigano nella zona meridionale del Mediterraneo, 
disperdendosi e aspettando la fine dell'inverno dando alla luce i piccoli e prendendo 
qualche "spuntino" in attesa delle abbuffate estive.
 Ultimamente si è iniziato a capire qualcosa di più del suo comportamento 
sott'acqua di questo mammifero che, come tale, deve tornare in superficie per 
respirare. Si è scoperto che è in grado di immergersi fino a quasi 
500 metri di profondità, alla ricerca delle sue prede. Una volta individuato 
un gruppo di gamberetti, la balenottera si muove all'interno di esso, dall'alto 
verso il basso, a fauci spalancate. Come faccia esattamente a trovare le sue prede 
è al momento ancora sconosciuto, visto che non ha a disposizione il biosonar 
sviluppato dai suoi "cugini" delfini.
 E' piuttosto comune trovare questi grandi animali da soli, ma non è raro 
anche incontrare dei piccoli gruppi anche di 5-6 esemplari. Una caratteristica 
eccezionale che influenza la loro struttura sociale è la notevole capacità 
di comunicazione: i suoni che le balenottere emettono, ad una frequenza talmente 
bassa da non essere udibili dall'orecchio umano, si propagano anche per migliaia 
di chilometri, addirittura da un capo all'altro dell'oceano. Non è quindi 
escluso che gli animali che risiedono in una certa area si tengano in comunicazione 
tra loro, in una sorta di "branco acustico", ai fini magari di condividere 
alcune informazioni importanti come la localizzazione del cibo. La loro presunta 
scarsa socialità potrebbe essere quindi un pregiudizio da sfatare.
 
 Questi maestosi animali a prima vista sembrano godere di buona salute 
nel nostro mare. Al riparo dalla caccia praticata dall'uomo, non hanno predatori 
naturali soprattutto durante la vita adulta, e sembrano quindi non doversi preoccupare 
più di tanto. In realtà, non è raro avere notizie di una 
balenottera centrata da qualche mercantile in transito o da qualche nave che naviga 
ad alta velocità. In più, un pericolo ancora più subdolo 
e invisibile ne mette in pericolo la salute: l'inquinamento, le migliaia 
di tonnellate di sostanze tossiche che ogni anno vengono riversate nel mare si 
accumulano lentamente ma continuamente nel corpo di questi animali e vengono trasmesse 
da madre a figlio durante l'allattamento. Gli effetti di queste sostanze possono 
essere imprevedibili ma disastrosi: possono minare il sistema immunitario, esponendo 
questi animali a malattie da cui prima erano protetti, oppure interferire con 
gli ormoni e andare ad alterarne in modo drammatico l'apparato endocrino con effetti 
disastrosi sulla riproduzione. Con il rischio che, negli anni futuri, sia sempre 
più difficile scorgere in lontananza quel caratteristico soffio che preannuncia 
l'incontro con una delle forme viventi più straordinarie che la natura 
sia riuscita ad evolvere.
 "Perché chiamare questo pianeta Terra, mentre 
  chiaramente esso è Oceano?"(A.C. Clarke)
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