lunedì 17 marzo 2003
Attacchi di panico dovuti all'eccesso di anidride carbonica
Un disturbo che colpisce circa 2 milioni di italiani, specie nei luoghi chiusi come metropolitane, discoteche, aerei e ristoranti.
Spesso lo stress è stato indicato come causa scatenante, ma una nuova teoria italiana attribuisce la responsabilità di questo disturbo alla troppa anidride carbonica contenuta nell'aria viziata dei luoghi chiusi.
Autori della nuova teoria sono il neurologo Rosario Sorrentino e l'ingegnere Sabino Roccotelli che ipotizzano che "il costante aumento di persone colpite da attacchi di panico potrebbe dipendere dall'aria inalata". Negli ambienti chiusi, infatti, i ricercatori hanno visto che la concentrazione di anidride carbonica può superare 9 mila ppm (parti per milione), ben oltre il limite di mille ppm che secondo i dati internazionali provoca la stimolazione dei recettori cerebrali che portano agli attacchi di panico. Un'alta concentrazione di anidride carbonica mette in allarme le "sentinelle" anti-smog dell'organismo, che analizzano la qualità dell'aria e fanno scattare nel cervello l'allarme. A questo punto l'individuo cerca inconsciamente aria pura. Negli anni '80 è stato messo a punto un test: viene preparata una miscela di ossigeno al 95% e anidride carbonica al 5% che viene fatta respirare per circa 20 minuti. Nelle persone sensibili al gas si scatenano crisi di panico simili a quelle spontanee. Per difendersi occorre migliorare la qualità dell'aria nei luoghi chiusi, ricorda Sorrentino.
Già un anno fa, l'Organizzazione mondiale della sanità ha chiesto alle compagnie aeree di migliorare la qualità dell'aria in volo. Bastano 10 minuti di assenza di ventilazione in volo per far schizzare la concentrazione di anidride carbonica a 9 mila ppm. Nei subacquei la CO2 si accumula a causa di una cattiva respirazione.
News controllata da: Nicola CADEL
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