Malgrado molti di noi non siano in grado di riconoscerli durante un’immersione,
confondendoli anzi con altri organismi bentonici, i Briozoi sono animali che
vivono comunemente nell'ambiente marino sui fondi rocciosi. I Briozoi - letteralmente
"animali-muschio" – si presentano spesso come minuscoli "coralli"
dalla forma arborescente costituita da uno o più "rametti" o
ciuffi o lamine, oppure possono formare incrostazioni sul substrato, di forma
circolare o a foglio. La superficie esterna è decorata da una caratteristica
porosità, il colore è molto vario: bianco, giallo, nero, violaceo,
rosa. Vengono spesso confusi con gli Idrozoi o coi Cnidari. Sotto un microscopio
questa confusione può sembrare giustificata perché si vedono sottili
tentacoli a corona uscire fuori da custodie rigide cornee o calcaree. Ma i Briozoi
non sono affatto costituiti da polipi di Cnidari: si tratta di forme di vita
che, benché trascurabili a chi non si occupi di biologia, sono in realtà
molto più complesse del Phylum degli Cnidari a cui vengono spesso impropriamente
attribuiti. Sono conosciute dai tassonomisti circa 4000 specie viventi e potenzialmente
si pensa che esista ancora un certo numero di specie ancora non descritte.
Il falso corallo, nome scientifico Myriapora truncata , e il pizzo di
mare o rosa di mare, ossia Reteporella grimaldii (più nota come
Sertella septentrionalis, ma che ha recentemente cambiato sistemazione
tassonomica, e quindi nome e cognome) sono tra le specie più comunemente
note ai subacquei, sia per la forma particolare, sia per le loro dimensioni
che le rendono facilmente riconoscibili, sia che per la comune diffusione sui
nostri fondali rocciosi.
I Briozoi, assieme ai Foronidi e ai Brachiopodi, appartengono al gruppo dei
Lofoforati. I membri di questo gruppo hanno in comune l'organo per la cattura
del cibo, detto "lofoforo".
Il lofoforo è un ripiegamento della parete del corpo che circonda
la bocca e porta molti tentacoli ciliati. Le ciglia spingono una corrente d'acqua
attraverso i lofoforo, permettendo la cattura del cibo. Si tratta quindi di
organismi filtratori sospensivori.
I Briozoi sono organismi coloniali sessili, con costituzione modulare rappresentata
da una ripetizione di individui molto piccoli. Il singolo individuo componente
la colonia è chiamato zoide. Gli zoidi sono racchiusi da un involucro di
materiale non vivente, detto zoecio, che ha forma di una scatola, dotata di
un'apertura per la fuoriuscita del lofoforo, molte volte è protetta da
un opercolo. Funzionalmente ciascun zoide è in comunicazione con il resto
della colonia grazie ad una rete nervosa. Questa connessione tra i componenti
di una colonia fa sì che, ad esempio, in risposta a fenomeni di disturbo
localizzati ad uno o pochi zoidi (e.g. quando due colonie diverse vengono in
contatto presso il margine) tutti gli zoidi della colonia ritraggono simultaneamente
il lofoforo. Le colonie sono polimorfiche, cioè possono essere costituite
da individui adibiti a funzioni differenti, con strutture specializzate per
la funzione cui sono destinati. Gli individui difensivi sono detti avicularie
e presentano una sorta di becco con il quale ripuliscono la colonia dagli organismi
che tendono ad insediarsi su di essa come larve o parassiti. Questi individui
difensivi non sono in grado di alimentarsi, perciò vengono nutriti da quelli
adibiti alla cattura del cibo.
I Briozoi sono filtratori attivi, ossia non si limitano a catturare
passivamente con la corona di tentacoli le particelle sospese nell’acqua,
ma sono in grado di variare il movimento del lofoforo in relazione ai cambiamenti
delle condizioni ambientali, ossia in relazione alla velocità della corrente
marina e in relazione alla concentrazione delle particelle di cibo presenti
nell’acqua. La velocità della corrente creata dal lofoforo aumenta
con l’abbondanza delle particelle di cibo presenti nel mezzo.
Questa spiccata capacità filtratoria permette loro di essere tra i pochi
organismi in grado di sopravvivere anche in condizioni estreme, ad esempio nelle
parti più interne delle grotte marine sommerse, dove si verifica un brusco
decremento della disponibilità di cibo.
La nutrizione è stata definita da alcuni Autori come il principale fattore
che scolpisce la forma delle colonie dei Briozoi. A questo scopo, i Briozoi
mostrano una grande varietà di forme di crescita, che sono state realizzate
al fine di migliorare competizione per lo spazio e per il cibo. Le forme planari,
simili a piccole gorgonie, sono tipicamente legate ad un regime di corrente
costante o unidirezionale. Le forme cespugliose o arborescenti si trovano invece
sviluppate da quelle colonie che si sviluppano in ambienti con flusso multidirezionale
o turbolento. In mancanza di altri competitori per il substrato, alcune specie
di Briozoi adottano anche una forma di crescita incrostante, a foglio sottile,
che permette di sfruttare tutto lo spazio disponibile. Inoltre, alcune specie
possono mostrare una forma di crescita massiva. La morfologia massiva rappresenta
un buon compromesso tra le varie forme di crescita: essa ottiene un buon accesso
alla colonna d’acqua e un relativo isolamento dal substrato; mantenendo
una larga base di attacco al substrato, queste forme sono resistenti a forti
movimenti dell’acqua.
Per quanto riguarda la riproduzione, di solito gli zoidi producono sia spermi
che uova, ma alcune classi sono dioeci e presentano zoidi maschi, chiamati androzoidi,
e zoidi femmine, chiamati gimnozoidi. Le uova fecondate si sviluppano in mare
dando delle larve che sono pelagiche per un certo periodo, e poi si fissano
al substrato formando una nuova colonia; la maggior parte delle specie mantiene
però i suoi embrioni in particolari strutture dette ovicelle o camere incubatrici.
A partire dall’elemento fondatore della colonia, ossia la larva metamorfosata,
le colonie sono prodotte per riproduzione asessuale, per gemmazione.
Dal punto di vista della classificazione si distinguono tre classi: filactolemati,
stenolemati e gimnolemati. La prima è costituita solo da specie di acqua
dolce o salmastra, ed è caratterizzata da colonie dall’aspetto gelatinoso.
Agli stenolemati appartengono specie marine, rappresentate da un solo ordine,
i ciclostomi, caratterizzati da uno zoecio di forma cilindrica: Hornera frondiculata
e Frondipora verrucosa sono le specie di dimensioni maggiori, facilmente
riconoscibili ad occhio nudo; le alte specie hanno perlopiù piccole dimensioni,
incrostanti o ad alberello.
Infine, la classe che raggruppa le specie più conosciute è
quello dei gimnolemati. Questa classe principale è rappresentata da due
ordini: uno quello degli ctenostomi con scheletro chitinoso o gelatinoso e colonie
che formano cespugli o feltri, e l’ordine dei cheilostomi che hanno colonie
con scheletro rigido e forma di crescita ad alberello, incrostante e spesso
massiva.
I Briozoi appartenenti all’ordine dei cheilostomi che producono uno scheletro
consistente, fortemente calcificato, possono contribuire in modo significativo
alla massa del substrato duro nel loro ambiente: una volta morti, le porzioni
scheletriche possono fornire nuovo substrato duro per altri organismi. Le specie
antiche di Briozoi che possedevano uno scheletro rigido sono delle componenti
importanti dei resti fossili, o addirittura, in alcuni casi, formazioni rocciose
sono interamente derivate dall’accumulo di scheletri di Briozoi.Per questa
loro capacità di produrre uno scheletro calcificato resistente, alcune
specie di Briozoi possono fungere da "biocostruttori". Oggi le biocostruzioni
sono costituite per la maggior parte da coralli e alghe calcaree, ma nei tempi
antichi molti altri phyla, tra cui i Briozoi, sono stati importanti. Nei reef
attuali i Briozoi giocano frequentemente ruoli accessori, che variano in relazione
alla loro forma di crescita; normalmente non hanno la funzione di costruttori
principali.
Il più grande briozoo del Mediterraneo è Pentapora fascialis,
una specie comune sui fondali rocciosi dell’infralitorale e più spesso
nel coralligeno, ma che spesso si trova anche sui rami delle gorgonie. Le colonie
che si trovano sul substrato possono raggiungere dimensioni ragguardevoli (oltre
i 40 cm di diametro!): sono di forma semisferica o ellissoidale, di colore arancione
brillante; ad un più attento esame, la colonia risulta formata da tante
lamine con l’estremità divisa in due lobi grossolanamente a forma
di corna d’alce, da cui il nome volgare di ‘briozoo a corna d’alce’.
Guardando dall’alto, la disposizione convoluta delle lamine richiama i
solchi di un cervello.
Un altro organismo che appartiene al Phylum dei Briozoi è Smittina
cervicornis, che, come suggerito dal nome specifico, possiede le lamine
della colonia che ricordano la forma delle corna dei cervi. La colonia forma
dei piccoli cespugli di colore arancione-rosato, che si trovano spesso sui fondali
del coralligeno, in ambienti poco illuminati, dentro a spaccature e all’ingresso
delle grotte marine. Si può distinguere da Pentapora fascialis per
le dimensioni inferiori dell’intera colonia, ma soprattutto per la forma
delle lamine che compongono la colonia, che sono molto sottili all’estremità
e la cui biforcazione appare molto più marcata, così da formare due
lobi sottili ben riconoscibili.
Uno dei Briozoi senz’altro più noti ai subacquei è il ‘falso
corallo’, ossia la Myriapora truncata.
Queste colonie hanno l’aspetto di un piccolo alberello con
ogni ramificazione tipicamente divisa in due rami, e ogni ramo a sua volta diviso
in due rami, e così via, fino a che, bruscamente, la ramificazione si interrompe
senza diminuire di sezione (da qui il nome specifico truncata). Le ramificazioni
hanno sezione tipicamente cilindrica, i lofofori sono trasparenti e, e estroflessi,
formano un alone biancastro ondeggiante attorno all’asse della colonia.
E proprio le caratteristiche dell’apparato filtrante permettono di distinguere
il falso corallo dal corallo originale, il gorgonaceo Corallium rubrum.
Infatti, mentre il corallo rosso ha polipi di otto tentacoli pennati di colore
bianco candido, i lofofori dei Briozoi sono trasparenti, con tentacoli numerosi,
di dimensioni microscopiche. Inoltre, forma e colore dell’asse della colonia
consentono di operare una distinzione tra Myriapora e Corallium:
di sezione perfettamente cilindrica e di colore arancione brillante quelle del
briozoo; a forma appuntita e di colore rosso fuoco quelle del gorgonaceo. Inoltre,
data la fragilità intrinseca dello scheletro del Briozoo, i rami del falso
corallo non hanno alcun pregio ed utilizzo in gioielleria.
Infine, chi tra i subacquei non ha mai incontrato il ‘pizzo di mare’
o ‘rosa di mare’? Si tratta di una colonia (nome scientifico aggiornato
Reteporella grimaldii, ex Sertella septentrionalis) che ha la
forma di una piccola rete, molto fragile, di colore arancione tenue-rosa pallido,
che può assumere forma di coppa o di lamine convolute. Nella Reteporella
grimaldii gli zoidi sono disposti a losanghe lungo le maglie della rete
e i lofofori si affacciano alle finestrelle delle rete. Attenzione quando la
toccate: queste colonie sono estremamente fragili, e possono sbriciolarsi facilmente!
Oltre a queste specie note a tutti i subacquei, è importante sapere che
esistono svariate centinaia (circa 400) specie mediterranee di Briozoi.
|