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  Gli Articoli di MondoMarino.net
La Barriera Corallina
di Nicoletta GIBERTI


  
Gorgonia (Subergorgia mollis)
Foto di Nicola CADEL
La barriera corallina è un incredibile ecosistema, ricco, vitale e magnifico per la trasparenza delle acque, la forte luminosità, il turbinio di incredibili pesci dai mille colori e le sorprendenti e finissime architetture delle colonie madreporiche. Attualmente la distribuzione delle barriere coralline è limitata ai mari tropicali all’interno dei quali la superficie di distribuzione raggiunge circa i 600.000 Km². I primi sistemi biocostruttori si svilupparono nel Precambriano più di un miliardo di anni fa: la loro distribuzione è notevolmente variata nel tempo, alternando fasi di grande espansione geografica ad altre di contrazione in seguito ai mutamenti climatici avvenuti durante le varie ere geologiche.


  
Madrepora (Acropora capillaris)
Foto di Lucia SCORDATO
Nelle scogliere attuali l’impalcatura corallina viene prodotta per lo più dagli esacoralli che hanno sostituito i tetracoralli a partire dal Triassico in quanto biocostruttori più efficienti. Le zooxantelle (alghe unicellulari), sono state fondamentali per questo passaggio in quanto hanno avuto un ruolo importantissimo nel processo di sintesi del carbonato di calcio migliorando notevolmente l’intera produttività biologica della scogliera. Affinché la simbiosi funzioni al meglio sono necessarie acque calde limpide e a salinità normale (1,035). Le colonie madreporiche, mirabilmente complesse e fragili al contempo, assumono forme profondamente diverse a seconda della specie di appartenenza e della profondità. Fagerstrom (1987, 1988, 1991) distingue 5 categorie funzionali all’interno di una barriera :

  1. i costruttori (constructors)
  2. gli intrappolatori (blaffers)
  3. i leganti (binders)
  4. i distruttori (destroyers)
  5. gli abitanti (dwellers)

  
Ambiente Tropicale
Foto di Alberto ROMEO
I primi tre sono dei costruttori attivi mentre i distruttori sono rappresentati da tutti gli organismi che bioerodono la scogliera.
Le barriere presentano diverse tipologie di sviluppo in base al moto ondoso, al tipo di corrente ed al rapporto con la terra ferma.
La struttura di base è rappresentata dalla barriera di frangente che generalmente si sviluppa parallelamente alla costa e presenta una distribuzione verticale che vede a minore profondità i coralli incrostanti seguiti dai massicci, dai ramificati ed infine dai foliacei (non sono rari i casi in cui i ramificati si sostituiscono ai massicci).
Fra i più conosciuti della barriera di frangente figurano i reefs caratteristici del Mar Rosso. Una evoluzione di questa struttura è rappresentata dalla barriere di piattaforma che si vengono a formare nelle località in cui la piattaforma continentale si allontana dalla terra ferma pur continuando a presentare le caratteristiche necessarie per lo sviluppo delle colonie madreporiche.
Gli esempi più noti di questo tipo di reef dall’aspetto a pianoro più o meno allungato si hanno nella Grande Barriera Australiana, in Papua-Nuova Guinea ed in gran parte dei Carabi.
L’atollo corallino infine è un altro tipo di sviluppo del reef: la progressiva scomparsa di un’isola vulcanica fa si che restino solo le antiche barriere di frangente, portando alla formazione di una laguna interna circondata da un anello corallino più o meno regolare. Esempio indimenticabile per me e di incredibile bellezza sono le isole Maldive e gli atolli Polinesiani.


  
Ambiente tropicale mar rosso
Foto di Nicola CADEL
Questo incredibile ecosistema è però in grande pericolo di estinzione in quanto la morte di parte della barriera richiede tempi lunghissimi per la ricostruzione; il corallo nero e le tridacne giganti sono preda di pescatori Giapponesi a Papua-Nuova Guinea, intere parti di barriera vengono distrutte ogni anno dai turisti incauti che camminano sopra al reef danneggiandolo terribilmente in Australia ed in Mar Rosso; ai Carabi il reef è minacciato dagli scarichi urbani e la pesca incontrollata delle oloturie o cetrioli di mare per rifornire i ristoranti cinesi in tutto il mondo ha provocato notevoli danni alle Isole Galapagos. Quando decidiamo di avventurarci in un piacevole viaggio nei paradisi terrestri sopra indicati ricordiamo quindi di non contribuire a quello che già porterà alla perdita di un tesoro tanto prezioso; ricordiamoci quindi di non acquistare mai prodotti artigianali realizzati con gusci di tartaruga, o con pesci tropicali o con coralli di ogni sorta, ricordiamo inoltre di non camminare sulla barriera atto pericoloso tanto per il reef che per noi stessi ed infine limitiamo al senso della vista il piacere di osservare, una volta sott’acqua, l’incredibile mondo che ci circonda senza toccare niente.

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