La barriera corallina è un incredibile ecosistema, ricco, vitale
e magnifico per la trasparenza delle acque, la forte luminosità, il turbinio
di incredibili pesci dai mille colori e le sorprendenti e finissime architetture
delle colonie madreporiche. Attualmente la distribuzione delle barriere coralline
è limitata ai mari tropicali all’interno dei quali la superficie
di distribuzione raggiunge circa i 600.000 Km². I primi sistemi biocostruttori
si svilupparono nel Precambriano più di un miliardo di anni fa: la loro
distribuzione è notevolmente variata nel tempo, alternando fasi di grande
espansione geografica ad altre di contrazione in seguito ai mutamenti climatici
avvenuti durante le varie ere geologiche.
Nelle scogliere attuali l’impalcatura corallina viene prodotta
per lo più dagli esacoralli che hanno sostituito i tetracoralli a partire
dal Triassico in quanto biocostruttori più efficienti. Le zooxantelle (alghe
unicellulari), sono state fondamentali per questo passaggio in quanto hanno
avuto un ruolo importantissimo nel processo di sintesi del carbonato di calcio
migliorando notevolmente l’intera produttività biologica della scogliera.
Affinché la simbiosi funzioni al meglio sono necessarie acque calde limpide
e a salinità normale (1,035). Le colonie madreporiche, mirabilmente complesse
e fragili al contempo, assumono forme profondamente diverse a seconda della
specie di appartenenza e della profondità. Fagerstrom (1987, 1988, 1991)
distingue 5 categorie funzionali all’interno di una barriera :
- i costruttori (constructors)
- gli intrappolatori (blaffers)
- i leganti (binders)
- i distruttori (destroyers)
- gli abitanti (dwellers)
I primi tre sono dei costruttori attivi mentre i distruttori sono rappresentati da tutti gli organismi che bioerodono la scogliera. Le barriere presentano diverse tipologie di sviluppo in base al moto ondoso, al tipo di corrente ed al rapporto con la terra ferma. La struttura di base è rappresentata dalla barriera di frangente che generalmente si sviluppa parallelamente alla costa e presenta una distribuzione verticale che vede a minore profondità i coralli incrostanti seguiti dai massicci, dai ramificati ed infine dai foliacei (non sono rari i casi in cui i ramificati si sostituiscono ai massicci). Fra i più conosciuti della barriera di frangente figurano i reefs caratteristici del Mar Rosso. Una evoluzione di questa struttura è rappresentata dalla barriere di piattaforma che si vengono a formare nelle località in cui la piattaforma continentale si allontana dalla terra ferma pur continuando a presentare le caratteristiche necessarie per lo sviluppo delle colonie madreporiche. Gli esempi più noti di questo tipo di reef dall’aspetto a pianoro più o meno allungato si hanno nella Grande Barriera Australiana, in Papua-Nuova Guinea ed in gran parte dei Carabi. L’atollo corallino infine è un altro tipo di sviluppo del reef: la progressiva scomparsa di un’isola vulcanica fa si che restino solo le antiche barriere di frangente, portando alla formazione di una laguna interna circondata da un anello corallino più o meno regolare. Esempio indimenticabile per me e di incredibile bellezza sono le isole Maldive e gli atolli Polinesiani.
Questo incredibile ecosistema è però in grande pericolo
di estinzione in quanto la morte di parte della barriera richiede tempi lunghissimi
per la ricostruzione; il corallo nero e le tridacne giganti sono preda di pescatori
Giapponesi a Papua-Nuova Guinea, intere parti di barriera vengono distrutte ogni
anno dai turisti incauti che camminano sopra al reef danneggiandolo terribilmente
in Australia ed in Mar Rosso; ai Carabi il reef è minacciato dagli scarichi
urbani e la pesca incontrollata delle oloturie o cetrioli di mare per rifornire
i ristoranti cinesi in tutto il mondo ha provocato notevoli danni alle Isole Galapagos.
Quando decidiamo di avventurarci in un piacevole viaggio nei paradisi terrestri
sopra indicati ricordiamo quindi di non contribuire a quello che già porterà
alla perdita di un tesoro tanto prezioso; ricordiamoci quindi di non acquistare
mai prodotti artigianali realizzati con gusci di tartaruga, o con pesci tropicali
o con coralli di ogni sorta, ricordiamo inoltre di non camminare sulla barriera
atto pericoloso tanto per il reef che per noi stessi ed infine limitiamo al senso
della vista il piacere di osservare, una volta sott’acqua, l’incredibile
mondo che ci circonda senza toccare niente.
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