I veleni e le biotossine che molti animali marini utilizzano per offesa e difesa
sono sostanze chimiche prodotte da apposite ghiandole. Non sempre questi veleni
hanno scopi difensivi od offensivi in quanto a volte il loro utilizzo è a fini
nutritivi per esempio se le responsabili della produzione sono delle ghiandole
salivari.
Queste sostanze immobilizzano momentaneamente la preda per riuscire a catturarla
e mangiarla. Al contrario ghiandole poste alla base di spine o aculei producono
sostanze a fini difensivi.
Alcune di queste pozioni chimiche che sono così numerose in natura hanno poi
avuto applicazioni in campo medico e farmaceutico.
La dimensione dell’animale non deve ingannare il subacqueo in quanto spesso
proprio le creature più piccole sono le più pericolose!!
@ Panoramica marina
Molti Cnidari presentano nematocisti che possono provocare ustioni anche gravi
ed abbastanza dolorose…tutti conoscono le bellissime meduse che come cristalli
fragili non vanno toccate: non perché rischiano di rompersi ma perché rischiano
di lasciarci delle bolle da ustione sulla pelle!
L’incredibile caravella portoghese, che raramente si fa vedere ma che popola
tutti i mari, (Physalia physalis) ha tentacoli lunghissimi e le nematocisti
presenti contengono un veleno tanto doloroso che è possibile svenire se si viene
colpiti.
E certo chi è stato in Mar Rosso avrà visto lo splendido corallo
di fuoco (Millepora dichotoma) e se un po’ curioso lo avrà anche toccato, bene
l’ustione è assicurata in quanto anch’esso, come tutti gli appartenenti al Phylum
degli Cnidari, presenta nematocisti.
Anche i molluschi sono dotati di queste pozioni chimiche... avete mai visto
un polpo che si nutre di un granchio o di una qualsiasi forma vivente in grado
di difendersi? Sicuramente rimarreste stupiti nel vedere la preda assopita abbandonarsi
rassegnata ai tentacoli del polpo. La preda è impazzita o soffre di depressione???
No, il polpo ha sputato un veleno sulle sue branchie o in una ferita
da lui stesso provocata che l’ha stordita!
I piccoli pungiglioni che si vedono sulla coda della razza e che le hanno fornito
il nome inglese Sting ray sono dotati di veleno e la peculiarità sta nel fatto
che questi pungiglioni somigliano a piccole frecce che facilmente penetrano
nella preda o nell’aggressore ma difficilmente fuoriescono così il veleno ha
ingresso assicurato.
Considerando adesso i Teleostei i primi da osservare, presenti nei nostri mari,
sono gli scorfani e tutti quelli che somigliano.
Lo scorfano comune (Scorpanea porcus) presenta spine dorsali che
iniettano veleno se vengono sfiorate. Spesso le punture di questi animali sono
“curabili” o comunque è possibile limitare il dolore con terapie ad acqua calda
ma è sempre meglio rivolgersi ad un esperto prima di azzardare terapie casalinghe.
Conosciuto, non sicuramente per la sua bellezza, ma per la sua pericolosità
è il pesce pietra (Synanceia verrucosa, horrida, trachynis) che presenta grosse
e robuste spine collegate a ghiandole velenifere, la sua incredibile capacità
di mimetizzarsi fra le rocce unita a questo veleno potentissimo fanno di lui
un pesce particolarmente pericoloso in quanto il subacqueo distratto può ferirsi
a morte.
Similmente i pesci leoni o cobra (Pterois volitans, radiata..)
presentano sempre aculei velenosi sulla pinna dorsale; a differenza del pietra
questi pesci sono facilmente visibili e riconoscibili quindi facili da evitare!
La lista continua ma il mio intento era solo quello di fare una panoramica
delle specie più conosciute e più facili da incontrare. Quando ci immergiamo
o semplicemente facciamo snorkelling lasciamo dunque alla vista il massimo piacere
sia per evitare spiacevoli inconvenienti che per salvaguardare quello splendido
ecosistema che emoziona appassionati e non.
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