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  Gli Articoli di MondoMarino.net
La nutrizione degli organismi marini
- (da un’immersione in Mar Rosso) -
di Elena LIZZOLI


  
Idrozoo (Millepora dichotoma)
Foto di Francesco PARRONI
Mi trovo sott’acqua, avvolta dal silenzio, e divento sempre meno estranea all’ambiente marino che mi circonda. Voglio approfondire ulteriormente la conoscenza con organismi già visti: avvicinandomi, ma non troppo perché urticante, cerco di scorgere ogni piccolo movimento dei tentacoli dei polipi del corallo di fuoco (Millepora dichotoma). Cerco di fissare, come per averne un ricordo più lungo nel tempo,  la delicatezza dei colori pastello dei tanti alcionacei (Dendronephthya sp.) attorno ai quali nuotano festosi miriadi di pesciolini della famiglia dei Pomacentridi: castagnole verdi-blu (Chromis viridis), damigelle coda bianca (Dascyllus aruanus) che io amo chiamare pesci juvenitini per la loro zebratura bianco-nera e poi gli anthias striati (Pseudanthias taeniatus) della famiglia dei Serranidi.

  
Triglia tropicale (Parupeneus cyclostomus)
Foto di Marco Alberto DONNINI
Appoggiate sul fondo sabbioso come non notare le oluturie, qui rappresentate dall’oluturia ananas (Thelenota ananas), e quelle piccole triglie gialle (Parupeneus cyclostomus) che sembrano vogliano rimescolare tutto il fondale centimetro per centimetro.
Mi volto verso il blu alla ricerca dei grandi pelagici e la mia attenzione è subito attirata dai pesci chirurgo (Zebrasoma sp., Acanthurus sp.), da immensi banchi di Carangidi, dai pesci azzannatori (Lutjanus monostigma) e dal solitario Napoleone (Cheilinus undulatus) e poi di nuovo verso la parete movimentata dalla frenesia dei pesci angelo (Pomacanthus sp.), i pappagallo (Hipposcarus sp., Scarus sp.) e i farfalla (Chaetodon sp.).

  
Lutiano monostigma (Lutjanus monostigma)
Foto di Nicola CADEL
Il tempo passa troppo rapido, l’aria delle bombola finisce sempre troppo in fretta, è ora di risalire, lo sguardo verso l’alto, la linea che separa cielo e acqua è sempre più netta ed i raggi del sole cominciano ad accecarmi. A quel punto mi accorgo che ho ancora tanto da imparare e da scoprire e vorrei che tutto ricominciasse immediatamente, vorrei poter parlare con loro, gli abitanti del mare, per poterne sapere di più. Ma per fortuna i libri non mancano e tanti biologi possono, grazie ai loro testi, soddisfare la curiosità di chi ama il mondo sommerso.

Uno degli argomenti di maggior interesse per me è sempre stato quello sulla nutrizione, perchè è facile e intuitivo pensare al pesce grosso che mangia il pesce piccolo ma… tutto il resto? I polipi dei coralli, le spugne, le ascidie, come e cosa mangiano?

Facciamo una prima distinzione tra i vari organismi marini: vi sono quelli autotrofi e quelli eterotrofi. I primi sono autosufficienti, necessitano quindi solo di acqua, luce, sostanze minerali e anidride carbonica; sono rappresentati dalle alghe e dalle piante marine, in pratica tutti i vegetali, tanto utili perchè è grazie a loro, ed al processo della fotosintesi clorofilliana, che il resto del mondo marino ha ossigeno a disposizione per la respirazione. I secondi sono tutti gli organismi animali, la cui alimentazione è esterna.

  
Pesce chirurgo unicorno (Naso brevirostris)
Foto di Francesco PARRONI
Una prima classificazione può essere fatta in base a quanto è grande ciò che mangiano relativamente alle loro dimensioni corporee: distinguiamo tra organismi microfagi e macrofagi. I microfagi si nutrono di plancton (zooplancton e fitoplancton), ovvero di tutte quelle particelle che noi umani ad occhio nudo spesso non riusciamo a vedere. Si tratta di larve, piccoli organismi unicellulari vegetali e animali, ma anche di sostanze detritico-organiche. Tra i pesci un tipico esempio è l’Unicorno (Naso sp.) che appartiene alla stessa famiglia dei pesci chirurgo e presenta la caratteristica protuberanza frontale. I macrofagi invece ingeriscono alimenti voluminosi come pesci, molluschi, crostacei.

Arriviamo poi alla classificazione in base a “cosa” mangiano. In questo senso sono molto simili agli animali terrestri. Abbiamo gli erbivori che si nutrono di alghe e piante marine (riccio matita - Heterocentrotus mammillatus), i carnivori che mangiano altri animali (i pesci farfalla ne fanno parte nutrendosi dei polipi dei coralli) e gli onnivori, quelli a cui va bene tutto (i pesci angelo rappresentano degnamente la categoria)!

Viene ora spontanea la domanda che ci porta alla terza classificazione: “cosa” mangiano? Ci sono organismi limivori, organismi detrivori, filtratori, brucatori e predatori. Vediamoli uno per volta, facendo sempre qualche esempio che ci può aiutare a capire meglio.
I limivori, come l’Oluturia, ingoiano notevoli quantità di sabbia che passa all’interno del loro corpo. Le sostanze organico-nutritive vengono trattenute mentre il resto viene espulso sotto forma di feci (se ne vedono spesso sott’acqua!).


  
Spatango (Spatangus purpureus)
Foto di Gianni NETO
I detrivori, come lo Spatango (Spatangus purpureus), un echinoide, fanno più o meno la stessa cosa, solo che non ingurgitano sabbia ma tutto il detrito organico (stiamo sempre e comunque parlando di piccole particelle) depositato sul substrato. Questo materiale contiene spesso larvette, batteri, escrementi, tutto materiale nutritivo ideale per molluschi e piccoli crostacei.

I filtratori sono un po’ più raffinati e anziché frugare tra i fondali, continuano a lasciarsi accarezzare dall’acqua ed approfittano dell’idrodinamismo per catturare le loro minuscole prede. Ingurgitano, infatti (se così si può dire) notevoli quantità d’acqua, trattengono all’interno le sostanze planctoniche prima di espellerla, il tutto grazie a fori presenti sul loro tessuto epidermico. Parlando di fori l’immagine che balza subito alla mente è quella delle spugne e delle ascidie. Anche i polipi dei coralli possono essere considerati filtratori, perchè catturano con i loro tentacoli le particelle sospese nell’acqua e le trasportano alla bocca.

I polipi in questo senso sono anche un po’ predatori, ma parlando di predatori ci vengono in mente i grandi pesci pelagici, che inseguono le loro vittime, le afferrano con movimenti rapidi e le divorano. Come non pensare allo squalo od al barracuda? A differenza di questi che inseguono la preda, ci sono i più pigri carognari che mangiano organismi morti, avanzi di pesci, insomma forse un pasto meno allegro e colorito, ma sicuramente molto meno dispendioso da un punto di vista energetico.


  
Ballerina spagnola (Hexabranchus sanguineus)
Foto di Virgilio LIGUORI
Finiamo con i brucatori. Certi organismi ci fanno proprio pensare al pascolo, per il lento movimento che li caratterizza mentre mangiano e per l’effetto “raso al suolo” dopo il loro passaggio. E non dimentichiamo che i brucatori sono sì quelli che si nutrono di alghe, ma anche i mangiatori di spugne! La ballerina spagnola (Hexabranchus sanguineus) rientra nel gruppo nutrendosi di spugne (e non solo!).

Ma perchè è tanto importante l’alimentazione, sapere chi mangia, cosa e come? Sicuramente la bellezza di un’immersione non cambia, ma cambia il modo di guardare certi comportamenti. La prima volta che mi è capitato di vedere un pesce pappagallo che nuotava lasciandosi alle spalle una ben visibile striscia sabbiosa non mi sono certo posta troppe domande sul perchè le sue feci avessero quella consistenza. Per poi scoprire che quella “sabbia” altro non è che corallo (anche se il termine è improprio, in realtà si dovrebbe parlare dello scheletro calcareo delle madrepore). Il pesce si ciba delle zooxantelle (alghe unicellulari) che vivono simbionti sulle colonie. Spacca la parte dura calcarea (ecco a che serve quel becco!) per arrivare alle alghe, ingoia tutto ma elimina sotto forma di pulviscolo la parte che non gli interessa. E che dire delle stelle di mare che, a seconda della specie, una volta individuata la preda, ad esempio un bivalve, lo avvolgono con le loro braccia, estroflettono lo stomaco che si infila all’interno delle valve e digeriscono così la parte carnosa del mollusco. Pensiamo poi alle morfologie di alcuni pesci adattate al loro tipo di nutrimento: i pesci farfalla hanno un musetto molto appuntito, utile per risucchiare i piccoli polipi dei coralli.

  
Pesce pulitore (Labroides dimidiatus)
Foto di Sergio SARTA
L’anemone blocca la vittima, ad esempio un piccolo pesciolino, grazie alle sue cellule urticanti ed a poco a poco lo ingloba finché questo arriva alla bocca e da lì all’apparato digerente. Il modo di nutrirsi dei labridi pulitori (Labroides dimidiatus) è altrettanto curioso: mangiano parassiti e resti organici presenti in altri pesci per i quali rappresenta una vera e propria “stazione di pulizia”.

Sono nuovamente in superficie, gocciolante, le pinne che danno goffaggine ai movimenti fuori dall’acqua, via la cintura dei pesi, il gav e via la maschera, ma davanti agli occhi mi restano tutte le immagini dell’ambiente che mi ha appena ospitata e del quale ora conosco qualcosa in più. L’alimentazione, la cosa più banale di questo mondo... forse non ne sono più così convinta! sono anzi stupefatta dalla varietà, dall’organizzazione e dall’adattamento all’ambiente che insieme hanno portato ad una diversificazione di comportamenti tale da sembrare studiati a tavolino, uno per ogni essere che vive laggiù, nel blu e nel silenzio del mare.

@ Per continuare a leggere...

Mimetismo e Simbiosi - Labroides dimidiatus VS Aspidontus taeniatus - di Clizia BONACITO

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