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La Bonellia viridis e...
- il maschio parassita -
di Elena LIZZOLI


  
Bonellia (Bonellia viridis)
Foto di Alberto ROMEO
È la terza immersione dall'inizio dell'anno nelle acque antistanti al Promontorio di Portofino. La primavera sembra proprio non avere la benché minima intenzione di mostrarsi nelle sue forme tipiche: temperature gradevoli, il sole che ti scalda la pelle, l'acqua limpida e con una buona visibilità. Ma noi non possiamo aspettare e la pioggia che ci accompagna in queste prime immersioni passa ormai inosservata. Certo la prima volta l'idea di quei 10/11°C che avremmo trovato là sotto un po' ci inquietava, ma dopo il “passo del gigante” la paura del freddo è già un ricordo e più ti guardi attorno più dimentichi il tempo, la pioggia e l'aria pungente che ti colpisce il volto quando la barca prende velocità. I fondali di questa piccola parte del Mediterraneo riescono ogni volta a stupirmi. Oggi siamo in uno dei punti più famosi: l'Altare. Non si vedono molti pesci a parte qualche sarago, una musdea bianca, uno scorfano rosso infastidito dalle nostre torce e gruppi di anthias che danno sempre un tocco di allegria! L'ambiente poi offre tanti spettacoli: piccoli colonie di gorgonia gialla (Eunicella cavolini), spugne di diversi colori, alghe incrostanti in mezzo alle quali spiccano le rotondità delle alghe a palla (Codium bursa) mentre poco più in là le fronde oscillanti della posidonia coprono e scoprono le valve di una grande nacchera (Pinna nobilis) .

  
Bonellia (Bonellia viridis)
Foto di Gianni NETO
Questa volta poi faccio la conoscenza di particolare animale che vive sui fondali sabbiosi o sassosi. Sono intorno ai 15 metri quando noto la sua proboscide: sto parlando della Bonellia viridis, che fino a pochi mesi fa non conoscevo e non avrei mai potuto notare in acqua, perché se non ne hai mai sentito parlare o non ne hai mai visto la foto, potresti pensare che quel tubicino verde altro non sia che un frammento d'alga e quindi non ci fai caso. Ho voluto imparare qualcosa di più su questo strano essere, tanto sconosciuto ma molto interessante sotto alcuni aspetti.
Intanto che cos'è la Bonellia viridis? È un invertebrato marino che appartiene al phylum degli Echiuridi, simili ai vermi, ma con la differenza macroscopica di non avere la caratteristica segmentazione tipica degli Anellidi. Il corpo è formato da due parti: una a forma ovale (ricorda la forma di un'oliva) e una a forma di proboscide “biforcuta” (in pratica la parte terminale si divide in due e assume una caratteristica forma a “T”).

  
Bonellia (Bonellia viridis)
Foto di Maria GHELIA
La proboscide può raggiungere fino ai 2 metri di lunghezza, è l'unica parte del corpo che solitamente il subacqueo può notare, visto che la parte cilindrica è spesso info ssata nella sabbia o dietro ad un piccolo ammasso di materiale detritico. È sensibilissima e ha la particolare caratteristica di ritrarsi quando viene sfiorata. La parte che sta a contatto con il fondale è dotata di una scanalatura con ciglia che producono muco. Grazie a questo muco la Bonellia strisciando la proboscide sul fondo riesce ad intrappolare particelle alimentari e portarle alla bocca che è situata alla radice della proboscide, vicino al corpo cilindrico: è quindi un animale detrivoro. La parte ovale del corpo, dai 5 ai 10 cm, resta info ssata e contiene l'apparato digerente, l'apparato riproduttore e all'estremità opposta a quella da cui parte la proboscide è presente l'ano.

  
Bonellia (Bonellia viridis)
Foto di Alberto ROMEO
La cosa che più mi ha colpito è che questa struttura è tipica esclusivamente della femmina di Bonellia. Per quanto concerne il maschio, la definizione che si legge un po' ovunque è quella di “parassita”. Ho riflettuto parecchio, ma a mio modesto parere questa definizione non è del tutto meritata. Vediamo di capire il perché!
Intanto cosa significa essere parassita? Il “parassitismo” è una forma di relazione tra due individui in cui uno dei due trae beneficio a scapito dell'altro (il pidocchio sull'uomo ad esempio). Esistono poi altre forme di simbiosi che si differenziano per minimi particolari: il “mutualismo”, dove entrambe i simbionti traggono beneficio dalla convivenza (il pagliaccio e l'anemone) e il “commensalismo”, dove un simbionte trae beneficio senza che l'altro ne subisca danno o fastidio (il piccolo gamberetto che talvolta vive all'interno della Pinna nobilis ottenendo cibo e protezione sembra l'esempio più adatto).

  
Bonellia (Bonellia viridis)
Foto di Gianni NETO
Ma torniamo al maschio della Bonellia. Intanto stiamo parlando di un piccolo organismo che raggiunge al massimo i 6 mm di lunghezza, con un apparato digerente molto ridotto e privo di sistema circolatorio. Non ha una bocca sviluppata per nutrirsi e presumibilmente assorbe gli elementi nutritivi attraverso l'epidermide grazie al rapporto di simbiosi con la femmina. Vive all'interno del corpo della stessa, ma per quanto riguarda il punto preciso, fonti diverse citano diverse localizzazioni. Una delle più accreditate sembra essere quella secondo la quale il maschio si trova nell'utero, questo per consentire un limitato spreco di energia al momento della fecondazione. Altre fonti parlano di “migrazione” del maschio lungo la proboscide, in alcune si legge semplicemente un generico “corpo della femmina” come localizzazione. Ma la cosa straordinaria è il dimorfismo sessuale che caratterizza questo invertebrato marino e il modo in cui un individuo diventa maschio o femmina. In pratica, la Bonellia femmina produce all'interno dell'utero le uova, mentre il maschio produce spermatozoi. Le larve fecondate vengono liberate; è a questo punto che questo fenomeno della natura non può non creare stupore. Le larve che rimangono libere diventano femmine, quelle che rimangono “intrappolate” nel corpo della madre o nel loro vagare si trovano a contatto con un altro esemplare femmina, entrano nel suo corpo e tramite un ormone che questa produce diventano maschi e in un certo senso rimangono “imprigionati”. Si legge anche che ad influenzare il sesso della Bonellia sia la concentrazione di anidride carbonica presente nell'acqua. Una bassa concentrazione favorisce lo sviluppo di una femmina. Una larva vicino ad un esemplare adulto è sottoposta, proprio in seguito a tale vicinanza, ad una maggiore concentrazione di anidride carbonica e quindi diventerà maschio. Complessivamente sembra debba essere presa in considerazione una combinazione di questi fattori chimico-ormonali nonché un altro insieme altre sostanze secrete dall'organismo (calcio e potassio ad esempio).

  
Bonellia (Bonellia viridis)
Foto di Gianni NETO
Vogliamo continuare a chiamarli parassiti? Diventano maschi per volontà della femmina, restano imprigionati, sono piccoli esseri di pochi mm contro i due metri che può raggiungere la femmina, partecipano alla riproduzione, perché non hanno bocca per mangiare ma hanno un piccolo foro che funziona come punto di espulsione per gli spermatozoi. Esiste una notevole differenza anche nel periodo di vita: l'esemplare femminile vive alcuni anni, quello maschile solo alcuni mesi. Questo breve periodo di vita, tra l'altro, è finalizzato esclusivamente alla riproduzione: il maschio Bonellia matura sessualmente nei primi giorni di vita e muore dopo aver assolto “il suo compito”. L'unica cosa in cui si trovano avvantaggiati i maschi è la possibilità di nutrirsi senza doversi cercare il cibo da soli. Mettiamo pure che essendo piccoli beneficiano anche di protezione vivendo all'interno della femmina: in tutto questo che svantaggio ha quest'ultima? Io parlerei di una forma di commensalismo perché non ho avuto modo di trovare nessun danno a carico della stessa. Addirittura il confine con il mutualismo sembra molto sottile se pensiamo che la femmina viene fecondata direttamente all'interno dell'utero senza il “minimo sforzo”, che può consistere anche nel semplice spostamento alla ricerca del maschio per la fecondazione. Non ho elementi così approfonditi per eliminare o tracciare ancora più nettamente il confine tra questi due casi di simbiosi, ma una cosa mi sento di dire: non chiamiamo più parassita il maschio Bonellia viridis, la natura è già stata molto “severa” con questo piccolo invertebrato.

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