Il mare cela dentro
di sé luoghi, pressoché sconosciuti agli occhi dell’uomo, dove si possono trovare
forme di vita che si rifugiano o trovano questo habitat ideale per il loro ciclo
vitale: le grotte sottomarine.
Per le loro peculiari caratteristiche fisiche, in particolare per l’assenza
di luce, le grotte vengono considerate come ambienti limite, al pari
degli abissi marini. Tali ambienti vengono colonizzati solo da forme animali
e vegetali particolari, in grado di sopportare condizioni di vita proibitive
per altri esseri.
La nascita della moderna biospeleologia, è fatta risalire al 1831 con la scoperta,
nella Grotta di Postumia, del primo insetto cavernicolo cieco, il Coleottero
Leptodirus hohenwarthi. Da allora le ricerche si sono intensificate e
le scoperte di strani e sconosciuti insetti, ragni, e persino pesci cavernicoli,
crostacei, policheti e gasteropodi, hanno accresciuto l'entusiasmo dei naturalisti
verso questa speciale branca delle indagini biologiche.
Le ricerche condotte nelle grotte marine del Mediterraneo dal secondo dopoguerra
in poi diedero inizio a ricerche sempre più accurate sulle problematiche bio-eco-geologiche
che si riscontravano negli ambienti di grotta. Il fattore che più condiziona
il popolamento biologico è l’estinzione più o meno graduale della luce. Al di
sotto dell’1% di luminosità in grotta troveremo organismi sciafili puramente
animali, e la scomparsa delle alghe. Anche i fattori fisico-chimici dell’acqua
entrano in gioco nel determinare il popolamento di grotta come, l’idrodinamismo,
la temperatura, la salinità, la concentrazione d’ossigeno.
In linea teorica la colonizzazione delle grotte sottomarine può avvenire in
due modi:
- Penetrazione di specie generaliste, largamente diffuse lungo i litorali
rocciosi che hanno subito speciazione;
- Penetrazione di specie preadattate, come specie della zona batiale (-300
m) che vivevano in ambienti simili a quelle di grotta;
- Penetrazione di specie che diventano relitte; si tratta di forme arcaiche
attualmente soppiantate nel mondo esterno da specie evolutivamente più moderne
nella competizione biologica. Un esempio è il porifero Petrobiona massiliana,
ritenuto estinto nel periodo Cretaceo. Da questo punto di vista le grotte
hanno funzionato da rifugi.
Anche se il popolamento delle grotte continentali presenta più
endemismi e caratteri adattativi, ciò non toglie che negli organismi
viventi delle grotte marine si riscontrino alcune modificazioni: nella taglia
(gigantismo o nanismo), nella morfologia (forme incrostanti), nella colorazione
(depigmentazione), nel comportamento (migrazione).
La mancanza di luce fa sì che non ci siano vegetali a compiere la fotosintesi,
quindi non c’è produzione primaria autoctona, ed il popolamento dipende dal
cibo che viene dall’esterno. Grazie alle migrazioni nictemerali dalla fauna
vagile (crostacei, pesci) c’è un apporto di sostanza organica dall’esterno verso
l’interno della grotta. L’unica fonte di produzione primaria non fotosintetica
ma autoctona viene da alcuni solfo-batteri che possono tappezzare la volta della
grotta sottomarina, ossidando i solfuri in solfati. Da queste ossidazioni,
essi traggono energia per il loro metabolismo. Di conseguenza, la struttura
trofica si impernia sui filtratori, al secondo posto si trovano i carnivori,
sia predatori che carognari, mentre i detritivori e limivori sono in quantità
trascurabile; ciò fa delle grotte ambienti di pura produzione secondaria.
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Catena trofica di grotta. |
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Quasi sempre tutta
la sostanza organica presente in grotta viene rimineralizzata per via aerobica,
ad esempio alcuni batteri rimineralizzano la sostanza organica in micronoduli
di ossidi di ferro e manganese che anneriscono le pareti della grotta sottomarina.
Le biocenosi di grotta marina sono puramente animali
e non sono distribuite omogeneamente ma prediligono settori distinti dividendosi
in sei zone faunistiche che sono:
- Zona del fitale ombroso
- Zona dell’ingresso della grotta
- Zona del contingente anteriore
- Zona del contingente centrale
- Zona del contingente posteriore
- Il quarto vuoto
I vegetali, per la loro principale azione fotosintetica, si incontrano
solo nei pressi della grotta e le specie sono quasi tutte sciafile, ricordiamo
le alghe rosse del genere Peyssonnelia .
La fauna macroscopica è molto più diversificata e abbondante. Tra i Protozoi
è tipica una specie coloniale Miniacina miniacea.
I Poriferi sono il gruppo più numeroso in grotta e le specie sono differenti
man mano che ci addentriamo sempre di più, trovando Oscarella lobularis,
Agelas oroides.
I Molluschi sono cospicui e vari con predominanza di Gasteropodi: Alvania
sp., Bittium reticulatum, Murex erinaceus, Pisania maculosa, Barleeia rubra,
Vermetus sp., Gibbula sp.
Poliplacofori: Chiton sp.
Anche i Cnidari sono ben rappresentati tra gli Antozoi si osservano Corallium
rubrum, Parazoanthus axinellae, Astroides calycularis, Leptosammia pruvoti.
Degli Anellidi sono soprattutto tipici i policheti
erranti, le molte forme sessili sono incluse nei serpuloidei i Filogranula
annulata, Metavermilia multicristata, Semivermilia pomatostogoides, Spiraserpula
massiliensis, Vermiliopsis monodiscus
Gli Artropodi sono per lo più specie vagili e sessili come i Cirripedi,
i Misidiacei.
Tra i Teleostei, senza spingersi oltre un certo gradiente di luce, incontriamo
Apogon imberis, Sciaena umbra, Chromis chromis.
La varietà biocenotica ci fa capire come in questi ambienti, che ad una prima
analisi sembrerebbero luoghi dimenticati dal mondo e dove non riuscirebbe ad
adattarsi nessun organismo vivente, accendendo solo la torcia subacquea, si
possono ammirare le meravigliose forme di vita che tappezzano la volta e le
pareti ed avere la sensazione che il tempo all’interno della grotta si sia fermato.
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Stalattiti in una grotta sottomarina. |
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In
definitiva le caratteristiche fisiche ed ecologiche proprie di un ambiente criptico
nascono, variano e decadono sempre in armonia con la mutazione dell'ambiente
stesso; le biocenosi presenti in grotta si adattano a tali mutazioni.
Perciò la fauna di una grotta non è casuale, ma rappresenta la risultante
di una serie di fenomeni naturali, di leggi fisico-chimiche ed ancor più di
eventi geologici. Solo la conoscenza di tutto questo insieme può dare risposta
alle molteplici domande sulla composizione di una data biocenosi di grotta.
Gli animali cavernicoli, infatti, essendo sensibilissimi alle variazioni ambientali,
sono indicatori biologici per eccellenza. La loro presenza o la loro assenza
possono fornirci preziose indicazioni sullo "stato di salute" delle
grotte in genere, sempre più minacciate dalle molteplici attività dell’uomo.
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