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  Gli Articoli di Medicina di MondoMarino.net
Paroxetina ed immersioni
- Caso clinico -
di Nicola CADEL

@ Storia

Subacqueo professionista maschio, all'epoca del fatto quarantenne, con circa 300 immersioni effettuate in tutte le più svariate condizioni ambientali.
Una domenica di febbraio decide per un full-day, a 12 miglia da Chioggia, programmato per l'esplorazione di un relitto. Splendida giornata invernale, soleggiata e con mare calmo, temperatura esterna 5 gradi.
Il subacqueo, pur non prediligendo le immersioni sui relitti, decide di seguire il gruppo.La sua attrezzatura è adeguata: muta stagna in neoprene e guanti idonei.Fisicamente sano, ad eccetto di una rinite acuta in atto da circa una settimana.Immersione riferita ben riuscita: massima profondità 28 metri, profondità media 20 metri, visibilità 6 metri, temperatura 5 gradi, tempo 31 minuti, sempre entro la curva di sicurezza.Due ore di superficie in cui veniva anche consumato un piccolo pasto ristoratore.
Immersione ripetitiva tranquilla e rilassante, su una secca alla massima profondità di 25 metri e profondità media di 14,2 metri, temperatura 6,2 gradi.
Sul fondo, vicino all'ancora, improvvisamente avvertiva sudorazione fredda, palpitazioni e un senso di generale disagio; per precauzione si portava ancora più vicino all'ancora, ma in quell'istante la respirazione diventava talmente affannosa da costringerlo ad impugnare la cima per prepararsi ad una risalita d'emergenza; in una frazione di secondo avvertiva una irresistibile voglia di "mollare" tutto, compreso l'erogatore, e di risalire più velocemente possibile; la risalita, a fatica mantenuta in tempi accettabili grazie anche all'esperienza del subacqueo, è stata drammatica per la sofferenza lamentata: ragionamento difficoltoso, vista annebbiata, allucinazioni! A circa 10 metri dalla superficie il drammatico quadro sintomatologico scomparve improvvisamente, permettendo una risalita più tranquilla; emerge dopo 14 minuti spossato e con epistassi.

@ Commento

Il soggetto, che da un'anamnesi più attenta, risultava affetto da una forma cronica di stress,ha praticato 2 immersioni in condizioni psico-fisiche non ottimali: rinite virale da circa una settimana, pasto nell'intervallo di superficie, ambiente (relitto) non gradito.
Si può parlare di un classico caso di panico, senza escludere una componente narcotica.

@ Evoluzione

Il subacqueo in questione, in otto anni, ha continuato ad effettuare le proprie immersioni, sempre ricreative, evitando quelle, che a suo parere, potevano essere a rischio di ulteriore stress: relitti, grotte e profonde.
Non si è presentato più alcun problema in altre 500 immersioni!

@ Il fatto

Un anno fa, al primo giorno di vacanza, mentre si recava in auto con la famiglia al luogo di villeggiatura, stanco per un anno di lavoro e con poca voglia di lasciare la propria residenza, dopo circa 200 km di autostrada: annebbiamento della vista, sudorazione e irresistibile voglia dimollare tutto; si ferma per ragionare e rilassarsi e riparte: niente da fare, ricompaiono i disturbi; lascerà la guida alla moglie per tutto il periodo di ferie. Questi episodi si presentavano esclusivamente in certe situazioni: rettilinei autostradali in cui non s'intravedeva la fine; era sufficiente una curva o un'auto davanti per neutralizzare i sintomi.
Al rientro dalla vacanza, la sgradita sorpresa di non poter percorrere neppure le strade frequentate quotidianamente per oltre 30 anni.Il quadro era preoccupante ed invalidante.

@ Commento

Chiaro che il soggetto, con una personalità predisposta alla nevrosi, a causa di un ulteriore aumento dello stress, già costituzionalmente oltre i limiti fisiologici, è inevitabilmente ricaduto in una forma di attacco di panico.

@ Conclusioni

Il paziente decide di sottoporsi a terapia anti-depressiva con un serotoninergico: 20 mg die di paroxetina. Dopo circa un mese i primi benèfici risultati: riprende a percorrere, senza problema alcuno, tutte le strade conosciute; dopo 3 mesi i primi 100 km autostradali esenti da disturbi. Riprende le immersioni ricreative.
Non rileva alcun effetto dannoso della Paroxetina; effettua circa 80 immersioni tra il Mar Rosso, Adriatico e laghi; si mantiene entro i 30 metri, limite che prima evitava di raggiungere, esplora relitti (impensabile prima).
Alla luce di questa esperienza, si conclude che la paroxetina non sembrerebbe controindicata nella subacquea ricreativa: 80 immersioni sono statisticamente sufficienti per uno studio clinico. Sono necessari, però, ulteriori casi clinici per poter giungere ad una conclusione definitiva.Nel frattempo, è assolutamente sconsigliato prescrivere inibitori della ricaptazione della serotonina a scopo preventivo ma, per ora, potrebbe essere presa in considerazione solo in casi selezionati.

Questo è un caso clinico da me personalmente studiato e pubblicato su Diver Alert 4/2002, non si possono trarre conclusioni affrettate: l'idoneità all'immersione, sotto l'effetto di questi farmaci, non è ancora sufficientemente e scientificamente provata.


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