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La Posidonia oceanica
di Filippo Carlo LUZZU


  
Posidonia (Posidonia oceanica)
Foto di Vittorio DURANTE
Quante volte durante un’immersione o semplicemente facendo il bagno con una maschera ci siamo imbattuti in quelle splendide praterie di Posidonia oceanica dalle lunghe foglie nastriformi che ondeggiano al ritmo delle onde? Ma sappiamo cos’è veramente P. oceanica? Conosciamo la sua importanza?

Posidonia oceanica è una fanerogama marina (Famiglia: Potamogetonaceae, Ordine: Helobiae, Classe: Monocotyledoneae), ossia una pianta che si riproduce mediante fiori. Essa possiede radici, fusto e foglie: è quindi una pianta a tutti gli effetti e sarebbe un errore considerarla un’ alga, come invece spesso avviene.
P. oceanica è una specie endemica del bacino del Mediterraneo, che forma estese praterie tra la superficie ed i 40 metri di profondità. Tale pianta occupa un’area intorno al 3% dell’intero bacino (corrispondente ad una superficie di circa 38.000 Km2), rappresentando una specie chiave dell’ecosistema marino costiero in Mediterraneo.

I fusti (che prendono il nome di rizomi), possono accrescersi sia in senso orizzontale che verticale. I primi hanno la funzione di occupare le aree disponibili, ancorando la pianta al substrato grazie alla presenza di radici sul lato inferiore. Quelli verticali, invece, crescendo in altezza, contrastano il progressivo insabbiamento dovuto alla continua sedimentazione e sfruttano al massimo lo spazio e la luce disponibile.

Le due modalità di accrescimento, verticale e orizzontale, stanno all’origine della formazione della cosiddetta “matte”, tipica formazione a terrazzo costituita dall’intreccio di più strati di rizomi, radici e dal sedimento che viene intrappolato e compattato tra questi. Le particelle in sospensione, infatti, urtando contro le lamine fogliari, perdono la loro energia e precipitano alla base dei fasci. A questa sedimentazione di origine alloctona, si aggiunge una componente autoctona, costituita dal distacco e dalla caduta di organismi epibionti (che vivono attaccati) delle foglie e dei rizomi.

Le foglie nastriformi, con una larghezza media di circa un centimetro, presentano una lunghezza che varia a seconda della stagione. Infatti, nei mesi più freddi le foglie si possono ridurre ad alcune decine di centimetri, mentre nel periodo estivo possono raggiungere eccezionalmente anche i due metri di lunghezza; esse sono raccolte in fasci, ognuno dei quali ne contiene mediamente sei-sette.


  
tra le formazione di “matte” si possono trovare strutture di erosione quali i canali intermatte. La loro formazione è imputabile all’idrodinamismo dell’area, anche se l’azione meccanica di ancore o della pesca a strascico può portare alla formazione di nuovi canali. Foto di Filippo Carlo LUZZU
Le foglie di P.oceanica presentano un’organizzazione morfo-funzionale peculiare, diversa da quella delle piante terrestri. Le foglie più vecchie si trovano nella parte più esterna del fascio, mentre le giovani sono protette all’interno. Tutte si originano da un meristema basale posto al centro del fascio (ossia un gruppo di cellule attive, che continuando a dividersi producono le nuove foglie. Tale gruppo di cellule, invece, generalmente nelle piante terrestri si trova nella parte apicale delle foglie), e questo permette la crescita della foglia anche quando l’apice va incontro a fenomeni degenerativi o viene rovinato da moto ondoso.

Quando le foglie completano il loro ciclo, il lembo fogliare si stacca dalla pianta, mentre la guaina basale della foglia (chiamata scaglia) rimane attaccata al rizoma e può persistere all’interno della matte per millenni.
Le praterie di P. oceanica esercitano un ruolo decisivo nell’equilibrio della fascia costiera e rappresentano l’ecosistema climax su substrati mobili, sono cioè l’ultimo stadio di quella successione di specie che caratterizzano un sistema. La sua importanza è talmente grande, che è stato coniato il termine di “ecosistema a Posidonia”. In particolare, nel contesto della dinamica costiera, P. oceanica svolge molteplici e peculiari ruoli che giustificano l’importanza attribuitale, essa infatti:
  • contribuisce in modo significativo alla ossigenazione delle acque;

  • costituisce un riparo ed una sorgente di nutrimento per numerosi organismi costieri e pelagici;
  • produce una notevole quantità di biomassa che esporta anche verso ecosistemi contigui;
  • rappresenta un’area di nursery (accrescimento degli stadi giovanili di molti organismi diversi);
  • stabilizza i fondali marini con l’intreccio dei rizomi, compattando i substrati mobili;
  • modella i fondali e protegge le coste sabbiose dall’erosione.

  
I fasci di P. oceanica presentano mediamente 6 o 7 foglie per rizoma con un’altezza variabile a seconda della stagione. Foto di Filippo Carlo LUZZU
Oltre ad essere estremamente importanti da un punto di vista ecologico, le praterie sono dei sistemi estremamente vulnerabili, anche in relazione alla loro bassa variabilità genetica.

Ampie regressioni delle praterie si registrano soprattutto nel settore nord-occidentale del Mediterraneo. I fattori principali di regressione sono da collegare principalmente con le attività antropiche legate alla fruizione, gestione ed utilizzazione della fascia costiera e delle sue risorse. In particolare, la distruzione delle praterie è direttamente e/o indirettamente connessa allo sversamento di reflui urbani ed industriali non trattati lungo la fascia costiera, alla realizzazione di opere marittime (porti, dighe, cementificazione dei litorali, opere di sbancamento, ecc.) ed all’azione meccanica esercitata dalla pesca a strascico illegale e dagli ancoraggi. Tali danni sono ancora più gravi se si considerano le caratteristiche biologiche della pianta (lenti ritmi di accrescimento) e la dinamica delle praterie (lentissimo recupero da disturbi esterni).

Il deperimento e la scomparsa di queste praterie sommerse produrrebbe effetti destabilizzanti sull’equilibrio della fascia costiera, con risvolti ecologici ed economici non indifferenti che si manifesterebbero sotto differenti aspetti:
  • impoverimento delle biocenosi e conseguente abbattimento della diversità con significative ripercussioni ai livelli superiori delle reti alimentari (distruzione delle nursery, danni consistenti alla pesca artigianale costiera, ecc.);
  • alterazione dell’equilibrio costiero e del regime sedimentario associati a fenomeni di erosione dei litorali sabbiosi ed a ricadute negative su importanti attività economiche come il turismo.

  
Posidonia (Posidonia oceanica)
Foto di Alberto ROMEO
La presa di coscienza collettiva, dei problemi ambientali, hanno portato negli ultimi decenni all’elaborazione ed all’attuazione di interventi di risanamento e di recupero. In particolare, numerosi paesi rivieraschi che si affacciano nel bacino del Mediterraneo hanno dato impulso ad interventi depurativi dei reflui urbani ed industriali e ad un corretto smaltimento delle acque di scarico. Sono stati anche elaborati, a seguito di direttive comunitarie, strumenti legislativi finalizzati alla valutazione ambientale di progetti (Valutazione di Impatto Ambientale – V.I.A.) e piani e programmi (Valutazione Ambientale Strategica - V.A.S.). Infine si sono istituiti parchi, aree marine protette e riserve lungo la fascia costiera che offrono una maggiore protezione a questo tesoro del Mediterraneo.

Anche da un punto di vista legale è stata sancita l’importanza di tale pianta, infatti, l’U.E. con la direttiva Habitat 92/43, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche, ha inserito le praterie di P. oceanica tra gli habitat prioritari (codice Habitat 1120).

Questa maggiore presa di coscienza ha portato negli ultimi tempi ad una lenta ma progressiva inversione di tendenza e già si colgono i primi effetti positivi, attraverso un miglioramento complessivo delle condizioni ambientali lungo la fascia costiera e delle sue risorse.

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