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  Se@News

martedì 5 giugno 2012

Il codice a barre del Dna svela quali sono le prede del pesce scorpione che ha invaso i Caraibi


Nei Caraibi, in Messico, il pesce scorpione (Pterois volitans, chiamato anche pesce leone o pece cobra) sta sollevando grandi preoccupazioni a causa delle sue abitudini predatorie e della sua rapida espansione nella barriera corallina mesoamericana, il secondo sistema di barriera corallina del mondo. Si tratta infatti di una specie aliena introdotta dall'uomo che sta avendo pesanti effetti sull'ecosistema marino.

Un team di ricercatori del Colegio de la Frontera Sur, Unidad Chetumal di Quintana Roo e della Comisión nacional de Áreas Naturales Protegidas hanno pubblicato lo studio "Monitoring an Alien Invasion: DNA Barcoding and the Identification of Lionfish and Their Prey on Coral Reefs of the Mexican Caribbean", il primo rapporto che identifica dal Dna il contenuto dello stomaco del pesce scorpione utilizzando il barcode of life reference database (Bold).

I ricercatori messicani hanno analizzato i codici a barre del Dna delle prede contenute negli stomaci di 157 esemplari di Pterois volitans provenienti da varie località della regione della costa caraibica del Messico e dicono che, sulla base del Bold e della GenBank, «Abbiamo individuato pesci provenienti da cinque ordini, 14 famiglie, 22 generi e 34 specie nel contenuto dello stomaco. Le famiglie con il maggior numero di specie rappresentate erano Gobiidae e Apogonidae. Alcuni taxa delle prede sono specie commercialmente importanti. Sette specie erano nuovi dati per i Caraibi messicani: Apogon mosavi, Coryphopterus venezuelae, C. thrix, C. tortugae , Lythrypnus minimus , Starksia Langi e S. ocellata.

Parti di Dna, nonché la presenza di pesci leone intatti nel contenuto dello stomaco, indicano un certo grado di cannibalismo, un comportamento confermato per la prima volta in questa specie. Abbiamo ottenuto 45 diverse sequenze di crostacei predati, dei quali solo il 20 taxa si sono potuti individuare dalle banche dati Bokld e GenBank. Le parti erano principalmente di Decapoda, ma si è potuto identificare solo un unico taxon a livello di specie: Euphausia americana».

La tecnica si è rivelata un metodo efficace e utile, soprattutto perché così si possono identificare le specie predate solo da resti parzialmente digeriti, ma i ricercatori sottolineano che «Il limite principale è la mancanza di una copertura completa delle specie potenzialmente predate della regione nei database GenBank e Bold, soprattutto tra gli invertebrati».

Il pesce scorpione sta invadendo l'Atlantico occidentale e una serie di studi dimostrano che sta ampliando rapidamente il suo nuovo areale, utilizzando anche delicati habitat vivaio come le mangrovie e competendo con le specie predatrici autoctone.

Le specie di pesci leone che hanno invaso l'Atlantico occidentale in realtà sono due: il Pterois Volitans e il Pterois miglia (pesce leone comune) che prima venivano ritenuti la stessa specie. Comunque ora i pesci scorpione si sono diffusi in Messico in tutta la costa della Penisola dello Yucatan, compresa l'intera barriera corallina mesoamericana, ed è stato ritrovato in tutti i Caraibi del Venezuela. Recentemente e per la prima volta una larva di pesce è tata ritrovata nell'Atlantico. L'invasione di questo pesce vorace e velenoso anche per l'uomo, sembra sia dovuta alla sua introduzione in America come animale ornamentale poi esemplari di pesci scorpione sono fuggiti da un acquario della Florida.

Negli studio condotto in Australia e in Messico i codici a barre del Dna hanno dimostrato di avere oltre il 90% di successo nell'identificazione di specie ittiche marine. I ricercatori messicani sottolineano che «Una delle prime e più importanti applicazioni di questa tecnica è stato quello di individuare le specie esotiche in modo rapido, affidabile ed economico. Ad esempio, sono state rilevate falene esotiche tra le popolazioni catturate nei campi e un microcrostaceo invasivo, come la Daphnia cladoceran lumholtzi, è stato scoperto nelle acque dolci messicani.

Un'altra utile applicazione di questo metodo è l'analisi delle abitudini alimentari. Questo approccio è stato recentemente utilizzato per l'analisi delle feci di pipistrello, dal momento che codici a barre del Dna permettono l'identificazione della preda in assenza di prove morfologiche dopo la digestione».

Due studi precedenti avevano già utilizzato questa tecnica, uno per analizzare le diete dei pesci erbivori e l'altro ha confermato l'utilità della tecnica per i pesci piscivori, ma in laboratorio. Il nuovo studio invece applica il metodo del Dna barcoding su pesci a scorpione provenienti da Cozumel, lungo la parte messicana della barriera corallina mesoamericana e non ha trovato significative differenze tra Pterois volitans e P. miglia.

Le famiglie di pesci più predate dai pesci scorpione sono risultate i Labridae (26,4%), seguiti da Gobiidae (20%), Scorpaenidae (12,8%, compresi Pterois volitans) e Scaridae (10,4%).

La percentuale di crostacei in contenuto dello stomaco pesci leone è risultata del 25,6%, con Decapoda come specie più frequenti (93%) seguiti da Stomatopoda (4,6%) e Euphausiacea (2,4%).

Quindi nei Caraibi messicani questa specie invasiva si nutre di una grande varietà di prede, soprattutto di pesci della barriera corallina e secondariamente di crostacei. I risultati concordano con i risultati della composizione delle prede di pesci scorpione registrata alle Bahamas: 71% pesci e 28,5% crostacei.

Nella lista delle prede dei pesci scorpione ci sono 5 pesci economicamente importanti per i mercati locali: Pesce porco francese (Haemulon flavolineatum), Loro listado o pesce pappagallo a righe (Scarus iseri), Loro manchado o pappagallo dalla banda rossa (Sparisoma aurofrenatum), Loro brilloso o Pesce pappagallo di fuoco (Sparisoma viride) e cabrilla o Cernia enjambre o graysby (Cephalopholis cruentata) che sono un'importante fonte di cibo per le popolazioni locali.

Comunque la preda più comune ritrovata negli stomaci dei pesci scorpione messicani è il labride Halichoeres garnoti mentre in quelli delle Bahamas sono stati ritrovati più Coryphopterus hyalinus e Gramma loreto, cosa che probabilmente riflette le differenze di habitat ed abbondanza di specie nelle due aree.

I ricercatori concludono: «I nostri risultati suggeriscono che i pesci leone sono per lo più predatori opportunisti, mangiano qualsiasi preda di dimensioni adeguate, in linea con i risultati dell'areale nativo dell'Indo-Pacifico, ed esiste anche la predazione cannibalesca sui piccoli co-specifici».

Fonte: Greenreport

News controllata da: Franco IANNELLO


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