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giovedì 21 marzo 2002

Metalli pesanti e catena alimentare acquatica


Alga odorosa
I ricercatori del Darthmouth College di Hanover, nel New Hampshire, Stati Uniti, sono vicini alla comprensione di come i metalli pesanti, ed il metilmercurio in particolare, si muovano attraverso la catena alimentare acquatica.

I loro risultati suggeriscono l’esistenza di un legame fra la quantità di alghe nell’acqua e l’incremento dei livelli di mercurio nella catena alimentare; questa scoperta potrebbe spiegare perché la concentrazione di mercurio nelle acque non abbia una corrispondenza con quella ritrovata nei pesci.

In un esperimento controllato, i ricercatori hanno seguito il movimento del mercurio, dalla sua dispersione nelle acque, all’assorbimento da parte delle alghe, fino al ritrovamento di questo metallo all’interno di piccoli animali che si nutrono di alghe chiamati Daphnia, un tipo di zooplankton a sua volta fonte di cibo per molte specie di pesci.

Mentre il mercurio non è tossico per la Daphnia o per i pesci ai livelli comunemente trovati in natura, la biomagnificazione del metilmercurio, ovvero il suo sistematico accumulo in termini di concentrazione lungo la catena alimentare, rappresenta un serio problema per la salute umana e quella di altri animali che a loro volta si nutrono di pesci.

I ricercatori hanno trovato che quando è presente una grande quantità di alghe, il metilmercurio viene ampiamente distribuito all’interno di ogni singola cellula algale, diminuendone quindi la concentrazione in esse. Da qui ne risulta che la Daphnia che si nutre dell’alga non è esposta ad alti livelli di mercurio. Comunque in un sistema con meno alghe, il mercurio si trova ad essere più concentrato in ogni cellula algale, così che la Daphnia introita una maggior quantità di mercurio con ogni pasto.

Adesso possiamo comprendere meglio la connessione fra livelli di mercurio nelle acque e mercurio nei pesci” dice Paul Pickhard, principale autore del lavoro, che verrà pubblicato sulla rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences (available online March 19) ad Aprile 2002. Questa scoperta riveste notevole importanza anche nel campo della prevenzione e rischi per la salute umana, indicando quando sarebbe meglio astenerci dal consumo di larghe quantità di pesci. La forma più tossica di mercurio, ovvero il metilmercurio, si trova primariamente nei sedimenti dei laghi e ad estremamente basse concentrazioni diffuso nei laghi ed in mare. Tale forma è anche quella però più soggetta a fenomeni di biomagnificazione e quindi di accumulo, cosa questa che può spiegare l’alta quantità ritrovata nei pesci, in particolare nei tonni pinna gialla e negli squali.

News controllata da: Ylenia CHIARI


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