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  Se@News

lunedì 12 novembre 2012

Il corallo e la sua guardia del corpo


Nello specifico, i ricercatori hanno potuto determinare i rapporti fra i coralli appartenenti alla specie Acropora nasuta, importante per gli ecosistemi delle barriere perché cresce rapidamente e fornisce gran parte della loro struttura, e due specie di gobidi, Gobiodon histrio e Paragobiodon enchinocephalus, allestendo una serie di esperimenti per osservare modi e tempi dell'intervento di queste specie ittiche quando il corallo è sottoposto a una minaccia. A questo scopo hanno deposto sul corallo diversi filamenti di Chlorodesmis fastigiata, un'alga infestante che sempre più spesso si osserva nelle formazioni coralline, su cui ha una spiccata azione tossica.

Gli autori dell'esperimento hanno scoperto che pochi minuti dopo il contatto fra corallo e alga, sul posto arrivavano esemplari delle due specie di ghiozzi che iniziavano a rimuovere l'alga: G. histrio la mangia, mentre P. enchinocephalus si limita a tranciare l'ancoraggio del
filamento al corallo in modo che venga allontanata dal movimento delle acque.

Nel giro di tre giorni la quantità di alghe dannose è diminuita del 30 per cento e i danni al corallo dal 70 all'80 per cento. "Tutto ciò avviene molto rapidamente, il che significa che deve essere molto importante sia per il corallo e il pesce”, ha osservato Hay, che spiega che il pesce non si interessa invece dell'alga quando c'è ma non è in contatto con il corallo.

Questo comportamento ha indotto i ricercatori a ipotizzare che l'intervento fosse dovuto al rilascio da parte del corallo di una sostanza chimica. Per verificare questa ipotesi, gli scienziati hanno esposto i pesci ad acqua raccolta in prossimità di altre specie di corallo messe a contatto con l'alga tossica, constatando che in questo caso non si osservava alcuna reazione, a indicare che quei pesci erano interessati a proteggere unicamente il tipo di coralli che li ospitava.

Successivamente Hay e Dixson sono riusciti a isolare il messaggero chimico rilasciato dal corallo, e hanno ottenuto la controprova inducendo i pesci a “salvare” un reticolo di nylon su cui erano stati posti filamenti di Chlorodesmis fastigiata, non appena nell'acqua circostante veniva introdotta quella sostanza.

Fonte: Le Scienze

News controllata da: Franco IANNELLO


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