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giovedì 26 aprile 2012

Mai così tante meduse nei mari


Le popolazioni di meduse sembrano essere in forte aumento nella maggior parte degli ecosistemi costieri e marini del mondo secondo le conclusioni di uno studio realizzato da ricercatori della University of British Columbia (Canada) e della University of East Anglia (Gran Bretagna).

Nella ricerca “Increasing jellyfish populations: trends in Large Marine Ecosystems”, la prima condotta ad un livello globale, pubblicata nell'edizione di aprile 2012 della rivista Hydrobiologia, sono state monitorate numerose specie di meduse in 45 dei 66 Grandi Ecosistemi Marini (LMES - Large Marine Ecosystems). Gli autori mettono in luce una crescita della loro presenza in 28 ecosistemi (62% dei casi), compresi il Mar Nero, il Mediterraneo, alcune zone dell'Asia orientale, le acque dell'Antartide e dell'arcipelago delle Hawaii, mentre in soli 3 (7%) tra quelli oggetto di indagine si mostra una tendenza al decremento e nei restanti 14 prevale una condizione di stabilità.

Le meduse, soggette ad improvvise esplosioni numeriche o fioriture (blooms) e ad altrettanti fulminei cali, rappresentano una componente notevole dell'ambiente marino ma poco studiata. In anni più recenti è stata loro dedicata una maggiore attenzione a causa dell'impatto ecologico e sulle attività umane.

La proliferazione di meduse interferisce con il turismo, provocando allarme sulle spiagge per via delle punture che infliggono ustioni o al peggio decesso dei bagnanti, con la produzione di energia elettrica, intasando le prese d'acqua, e con la pesca, riducendo le catture o danneggiando reti ed altro equipaggiamento. D'altra parte dalla loro moltiplicazione gli uomini sono anche in grado di trarre benefici utilizzandole come cibo, a volte compensando con la sovrapesca il forte incremento iniziale.

Quanto al piano ambientale, la riproduzione incontrollata delle meduse, le quali si nutrono di zooplancton e uova di pesce, può avere effetti deleteri, difficili da quantificare, sulle risorse ittiche. Specie invasive sono state inoltre rintracciate in 21 dei 45 LMES considerati e il loro espandersi non contenuto in ambiti come il Mar Mediterraneo e il Mar Nero dovrebbe servire da campanello d'allarme per altri ecosistemi naturali. Arrivare ad identificare e dimostrare in modo più rigoroso il trend delle popolazioni di questi animali, sottolineano gli scienziati anglo-canadesi, non è stata operazione facile per mancanza di serie storiche, metodologie di analisi insufficienti e per aspetti connessi al ciclo di vita caratterizzato da estrema variabilità. I risultati finali, che stabiliscono una valida base per futuri approfondimenti, sono stati ottenuti avvalendosi delle precedenti pubblicazioni scientifiche unite ad altre osservazioni e fonti inedite.

“C'erano diverse prove che le meduse erano in aumento negli ultimi decenni, ma mai finora era stato presentato uno studio complessivo che riunisse insieme tutti i dati esistenti”, afferma Lucas Brotz, autore principale della ricerca. “Il nostro lavoro comprova scientificamente questa tendenza dopo aver esaminato le informazioni disponibili dal 1950 ad oggi per più di 138 differenti popolazioni di meduse in tutto il mondo”.

Molti sono i possibili fattori all'origine della crescita delle meduse ma la ricerca evidenzia come il fenomeno si verifichi spesso in aree interessate maggiormente dall'attività umana mediante inquinamento, pesca eccessiva e riscaldamento delle acque. Cercare di imparare di più su questi organismi è importante, soprattutto considerando il fatto che sembrano essere tra i pochi gruppi capaci di trarre vantaggio dagli impatti antropici sulla biosfera.

Fonte: La Stampa

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