martedì 31 maggio 2011
La delfina attratta dall'inquinamento Elisabeth ha scelto Monfalcone
Si destreggia nevrotica in un mare di rifiuti. Ma il figlioletto ha abbandonato la baia. La delfina Elisabeth, da più di un anno - il primo avvistamento risale al maggio 2010 - una femmina di delfino ha preso casa nella baia di Panzano, a due pinnate dal golfo di Trieste. Il fatto in sé non farebbe notizia se si trattasse di un posto qualsiasi - succede spesso di sentire di uccelli, foche, orsi che si affezionano a un territorio di caccia - ma la baia in questione fa parte di un bacino industriale, quello di Monfalcone, che sembra essere la miglior rappresentazione iconica della devastazione ambientale per mano dell'uomo. Una dolce insenatura sabbiosa dominata da fumi, cisterne, gru gigantesche. È il golfo della cartiera, il golfo della Fincantieri, delle navi da crociera varate come immensi condomini naviganti dal profilo di ferro da stiro. A vederlo in questi anni, sembrerebbe il golfo meno naturale che la natura abbia mai concepito.
Perché un cetaceo che potrebbe migrare agevolmente nelle acque limpide della costa istriana ha deciso di mettere radici proprio qui? Un bell'enigma davvero. A pensarci bene però, il delfino è un animale strano, a sua volta il meno naturale che ci sia. Secondo gli studi di Gregory Bateson, è una sorta di homo sapiens con le pinne. Per comunicare con i suoi simili, esattamente come noi, adotta un linguaggio discreto anziché uno analogico. Il che significa che mentre un lupo, ad esempio, più scopre i denti e più è arrabbiato, un delfino può permettersi di simulare rabbia o dissimularla, fingere, scherzare, addirittura avvicinarsi a qualcosa di molto simile all'ironia. Ecco allora che il soggiorno monfalconese di Elisabeth - così è stata battezzata la delfina dai due zoologi volontari, Karin e Tommaso, che ne seguono gli spostamenti quotidiani - appare meno irragionevole.
Un mare antropizzato, affollato di relitti della seconda guerra mondiale, pieno di strutture, impianti, canalizzazioni, un mare trasformato in una Sin City di rifiuti stuzzicanti può essere un ambiente congeniale per un animale che, quanto a intelligenza e al sistema di comunicazione, assomiglia molto più a noi che alle altre specie viventi. Non è difficile immaginarsi una Elisabeth nevrotica, piena di riti e ossessioni, scandire i ritmi della giornata sui turni dei cantieri e le uscite dei traghetti, piuttosto che sulle meno prevedibili fluttuazioni di sardine. Una specie di Woody Allen caparbiamente sedentario, abbarbicato alle abitudini della sua Manhattan, questa volta alle prese però con il mondo mirabolante del pesciolino Nemo.
Nei primi avvistamenti Elisabeth era sempre in compagnia di un delfino più piccolo, probabilmente il suo cucciolo. I due zoologi li osservavano dai moli con binocoli e macchine fotografiche, all'alba e al tramonto. Una coppia di atlete di nuoto sincronizzato. Da Natale invece le apparizioni di Elisabeth sono solitarie. A Monfalcone si parla di svezzamento precoce. In realtà quel nido materno richiedeva gusti troppo raffinati.
Fonte: Corriere della sera.it
News controllata da: Ernesta LA FACE
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