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venerdì 2 aprile 2010

Coralli e frutti di mare minacciati dall'acidità di mari e oceani


Un nuovo studio avverte: entro due decenni livelli da estinzione.

La vita di coralli, frutti di mare e altri organismi marini che costruiscono gusci o scheletri di carbonato di calcio è messa seriamente a rischio dai livelli elevati di acidita' di mari e oceani, causati dai cambiamenti climatici. Minaccia che porterà pesanti conseguenze entro la fine del secolo, avverte uno studio pubblicato nell'edizione online di Trends in Ecology and Evolution. L'acidificazione è un processo che riduce il pH degli oceani per l'assorbimento di anidride carbonica di origine antropica emessa in atmosfera. Attualmente, i mari assorbono oltre il 30 per cento delle emissioni di CO2. "Per avere un'idea della grandezza del cambiamento, basta dire che si raggiungeranno condizioni senza precedenti negli ultimi 40 milioni di anni", sottolinea Carles Pelejero, dell'Istituto di Scienze Marine del CSIC (il Cnr spagnolo), che ha condotto lo studio. Per verificare la portata della minaccia, secondo lo scienziato, non bisognerà aspettare molto: se non si farà nulla per ridurre le emissioni di anidride carbonica è molto probabile che entro uno o due decenni le più alte latitudini dell'Atlantico, del Pacifico e dell'Australia (le aree che assorbono più CO2) diventino molto ostili per gli organismi che calcificano. I ricercatori hanno confrontato le stime attuali del pH degli oceani e le previsioni per fine secolo con dati da studi paleoceanografici che ricostruiscono l'evoluzione dell'acidità degli oceani nel corso di centinaia di milioni di anni. Secondo gli scienziati ci sarebbero le prove di un'estinzione di massa avvenuta 251 milioni anni fa, accompagnate da eventi come l'acidificazione degli oceani, che hanno contribuito alla mortalità di specie che non hanno sopportato questi cambiamenti. L'acidificazione interferisce, per esempio, nella produttività di fitoplancton, che è una parte vitale delle reti alimentari, da cui dipendono pesci, crostacei e altre specie, molte delle quali di grande impatto economico. I ricercatori hanno osservato che le acque superficiali degli oceani sono state acidificate di circa 0,1 unita' di pH rispetto ai livelli registrati nell'era preindustriale, quando il pH aveva una media di 8.2. "L'acidificazione futura dipenderà dalla CO2 che verrà emessa da oggi, ma le proiezioni indicano che l'acidità degli oceani potrà aumentare di circa 0,3-0,4 unità entro la fine del secolo", dice Eva Calvo, collega di Pelejero che ha partecipato allo studio. In questo modo il pH raggiungerà il 7,7-7,8. Questi livelli sono intollerabili per la vita di molti organismi come coralli e gli ecosistemi che li sostengono. In sostanza, il problema non è solo il livello di acidità a cui arriveremo, ma quello a cui siamo già arrivati molto rapidamente, secondo Pelejero. "La velocità del cambiamento è così grande che i meccanismi naturali per neutralizzare questa acidità sono molto lenti". In realtà, i cambiamenti sono stati fino a 100 volte più veloci durante gli ultimi decine di milioni di anni, almeno secondo Calvo. Gli organismi che costruiscono conchiglie o strutture di carbonato di calcio si nutrono di calcio e di carbonato. In mare, il calcio si incontra in forma omogenea, ma il carbonato fluttua e diminuisce quanto più sono alti i livelli di acidità dell'acqua.

Fonte: La Stampa

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