lunedì 28 agosto 2006
La lunga apnea del carassio
Il raffredamento dell’acqua nel corso dell’autunno induce il carassio (Carassius carassius), un parente del comune pesce rosso (Carassius auratus) a immagazzinare notevoli quantità di glicogeno a livello cerebrale per riuscire a mantenere in efficienza il proprio cervello quando, fra febbraio e aprile, i piccoli stagni in cui abita si impoveriscono enormemente di ossigeno. È quanto risulta da uno studio – pubblicato sulla rivista della American Physiological Society – condotto da due ricercatori dell’Università di Joensuu, in Finlandia. Il cervello di questa carpa riesce infatti a sfruttare il glicogeno come fonte di energia per sopravvivere alle condizioni di anossia in cui viene a trovarsi. In febbraio il suo cervello contiene infatti ben 15 volte i quantitativi di glicogeno che sono presenti in luglio; contemporaneamente, sempre fra febbreaio e aprile, l’attività della pompa cellulare sodio-potassio, che fornisce un indice della domanda di energia, diminuisce di dieci volte. Grazie a questi due adattamenti fisiologici, il carassio riesce ad allungare di 150 volte il tempo per cui è in grado di sopravvivere nelle acque gelide in assenza di ossigeno. “Lo studio indica che nel carassio la pompa del sodio è controllata dalla temperatura dell’acqua e non dalla quantità di ossigeno disponibile”, ha osservato Vesa Paajanen, uno dei due autori. Pur non essendoci un legame diretto fra la fisiologia di questo pesce e quella umana, si è recentemente scoperto che anche il cervello umano contiene una certa quantità di glicogeno, un fatto – ha proseguito Paajanen – che potrebbe indurre a nuove ricerche per la messa a punto di nuove strategie terapeutiche e di prevenzione per situazioni di anossia cerebrale anche nell’uomo.
Fonte: Le Scienze
News controllata da: Franco IANNELLO
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