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martedì 30 maggio 2006

Il cervello dei delfini


L'intelligenza e le capacità cognitive dei delfini e dei loro cugini acquatici affascinano gli uomini da molto tempo, ma nessuno sa ancora come e perché questi animali hanno sviluppato un cervello così grande. Nella prima analisi comprensiva del suo genere, alcuni ricercatori descrivono come le dimensioni del cervello dei delfini sono cambiate negli ultimi 47 milioni di anni e forniscono alcune risposte su come queste specie si sono evolute rispetto agli esseri umani.
Lo studio, che sarà pubblicato sul numero di dicembre della rivista "The Anatomical Record", è stato condotto dallo psicologo Lori Marino dell'Emory University e dai colleghi Daniel McShea della Duke University e Mark Uhen del Cranbrook Institute of Science. I ricercatori hanno esaminato reperti fossili di balene dentate (il gruppo che comprende delfini, focene, beluga e narvali) dell'ordine dei cetacei e del sottordine degli odontoceti. Molte specie moderne di odontoceti presentano livelli di encefalizzazione estremamente elevati, e possiedono cervelli significativamente più grandi di quanto ci si attenderebbe per le loro dimensioni corporee, secondi solo a quelli degli esseri umani.
Usando tecniche di tomografia computazionale, Marino e colleghi hanno quantificato e stimato in media le dimensioni di cervelli e corpi dei cetacei fossili. In totale, sono stati esaminati e misurati 66 crani fossili e 144 esemplari di cetacei moderni. I risultati forniscono una descrizione statistica senza precedenti dei livelli di encefalizzazione negli ultimi 47 milioni di anni, e rivelano che le dimensioni del cervello sono aumentate in modo significativo in due fasi critiche dell'evoluzione degli odontoceti.
La prima, verificatasi 39 milioni di anni fa, quando gli odontoceti si staccarono dal gruppo ancestrale degli Archaeoceti, fu accompagnata sia da un incremento del cervello che da un calo delle dimensioni corporee. La seconda, 15 milioni di anni fa, si verificò in occasione dell'origine della famiglia dei delfini e fu probabilmente legata a cambiamenti nell'ecologia sociale degli animali.

Fonte: Le Scienze

News controllata da: Aida MANCUSO


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