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  Se@News

sabato 18 marzo 2006

Il destino incerto della tartaruga del Pacifico


Sembra un declino inarrestabile quello della perdita della biodiversità sul pianeta. Numerosi studi hanno già evidenziato la necessità di protezione per migliaia di specie, ed è ora la volta dell’allarme estinzione per la tartaruga marina Dermochelys coriacea che soltanto dieci anni fa poteva contare sulle spiagge del Costa Rica una popolazione di oltre 1300 femmine capaci di nidificare. In questo breve lasso di tempo, la popolazione è stata decimata, lasciando a poco più di cento tartarughe il difficile compito di evitare l’estinzione della specie. Lo annuncia questa settimana su «Nature» un gruppo di ricercatori della Drexel University di Philadelpia, diretti da James Spotila, i quali hanno elaborato un modello matematico per prevedere l’andamento della popolazione, basandosi sui rilevamenti della colonia di Dermochelys coriaceadi Playa Grande, in Costa Rica. Il verdetto per le tartarughe è crudele: secondo i ricercatori, la popolazione si trova nel mezzo di un collasso, a causa dell’insostenibile tasso di mortalità degli animali che pare dovuto principalmente alle attività di pesca dell’uomo. La colonia di Playa Grande è solo l’ultima in ordine di tempo a scomparire. La tartaruga è infatti scomparsa dall’India prima degli anni trenta, e si è ridotta a qualche decina di esemplari in Sri Lanka e Malaysia nell’arco di dieci anni. I ricercatori prevedono che entro tre o quattro anni al massimo non rimarranno che una cinquantina di esemplari della tartaruga in tutto il Pacifico. Purtroppo, secondo gli studiosi, il solo controllo delle spiagge e la protezione delle uova non servirà che a posporre il declino di quattro o cinque anni al massimo, e suggeriscono che, insieme alle misure protettive per promuoverne la sopravvivenza, la specie necessiti di severe misure restrittive nelle attività di pesca che ne limitino la mortalità causata dall’uomo a non più di 13-15 esemplari all’anno. Uno sforzo notevole, ammettono gli scienziati, ma probabilmente l’unica strada per evitare che, dopo il 2004, la tartaruga D. coriacearimanga solo un nome sulle enciclopedie.

Fonte: Le Scienze

News controllata da: Aida MANCUSO


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