mercoledì 22 febbraio 2006
Protette le aree profonde più sensibili del Mediterrano
Niente più pesca a strascico nelle acque profonde intorno a Santa Maria di Leuca, nelle acque del Mar Ionio. L’area, infatti, è ricca di rarissime barriere coralline e quindi va protetta. E’ la decisione presa dalla Commissione Generale della Pesca nel Mediterraneo (CGPM), che ha deciso di impedire per la prima volta questo tipo di pesca, oltre che a 25 miglia da Santa Maria di Leuca, anche a Cipro e in Egitto. La disposizione, che vincola tutti gli Stati che si affacciano nel Mediterraneo, ha lo scopo di tutelare alcuni degli ecosistemi marini di acque profonde più fragili al mondo: i rarissimi coralli bianchi. Il WWF accoglie con entusiasmo la notizia dopo che lo scorso anno aveva più volte segnalato la necessità di tutelare questa zona di mare.
A circa 20 miglia a largo di Santa Maria di Leuca, nel sud dell’Italia, infatti, è presente una rarissima barriera corallina a 550-1100 metri di profondità, dominata da coralli bianchi costruttori di barriere (Lophelia pertusa e Madrepora oculata), e caratterizzata da una distribuzione a macchie. A scoprirla sono stati i ricercatori del Conisma, il Consorzio Nazionale Interuniversitario per le Scienze del Mare, insieme a quelli dell’Università di Bari e del CNR. A differenza delle barriere coralline di acque profonde dell’Atlantico, quelle mediterranee sono state studiate pochissimo proprio perché estremamente rare. Quello che è certo è che il corallo di mare profondo è un habitat formidabile che offre rifugio a una grande varietà di specie che comprende crostacei e specie ittiche di interesse economico, come lo scorfano di fondo e il gambero rosso. Ecco perché, sottolinea il WWF, è stata quanto mai giusta la scelta di imporre sull’area una particolare protezione dalla pesca a strascico, che potrebbe compromettere la sopravvivenza di questo prezioso ecosistema e impedire quell’attività di studio che invece merita.
Per l’Italia, inoltre, è questa un’occasione unica per ottenere maggiore attenzione verso gli ecosistemi marini non solo dei nostri mari, ma di tutto il bacino Mediterraneo, sempre più delicato e a rischio. Il WWF, ricordando il patrimonio del Mediterraneo e la sua fragilità, spera che questo divieto venga in primo luogo rispettato e che si effettuino controlli frequenti anche volti a contrastare il fenomeno deleterio della pesca illegale, su cui il WWF ha creato un’alleanza con l’associazione di pescatori AGCI Agrital. Il WWF è inoltre impegnato nel promuovere un’altra area di tutela, il Santuario della biodiversità Marina che comprenda le acque italiane delle Isole Pelagie e quelle vicine delle coste della Libia, Tunisia e Malta.
Fonte: WWF Italia
News controllata da: Franco IANNELLO
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