mercoledì 9 agosto 2000
Palermo - Il mitologico corallo nero
All'inizio lo chiamavano «la Cosa», l'alga, la gorgonia bianca. Il dubbio che si trattasse di una specie marina non molto diffusa nei nostri fondali lo hanno avuto sin dall'inizio. Ma ci sono voluti sei anni perché i sub del circolo «Blue Shark» di Santa Flavia, paese a quattordici chilometri da Palermo, si rendessero conto che avevano tra le mani – e sotto gli occhi – un esemplare rarissimo, forse l'unico del Mediterraneo, di Antipathes subpinnata, volgarmente detto corallo nero. Il «vero» corallo nero, da non confondere con quello «falso», la Gerardia Savaglia, abbastanza diffuso nel Mare nostrum e nell'Atlantico orientale.
La presenza nei fondali del Mediterraneo dell'Antipathes subpinnata, esemplare avvistato pochissime volte nell'Adriatico, era considerata quasi un fatto mitologico. Proprio come il luogo che la straordinaria colonia ha scelto per vivere, finora indisturbata, a 60 metri di profondità: lo scoglio della Formica, una secca appena affiorante dalle acque, cruccio per i navigatori d'ogni tempo, che con la bassa marea vi si incagliavano con le proprie imbarcazioni, e nota per la sua forma ad ago di bussola che, per la precisione millimetrica con cui indica i punti cardinali, ha fatto formulare le ipotesi più fantastiche sulla sua origine.
Lontana appena un miglio da Capo Zafferano – la punta che divide il golfo di Mondello da quello di Cefalù – e ubicata nello specchio di mare sovrastato da Monte Catalfano, sede della città ellenistico-romana di Solunto, «la Formica», come ama chiamarla la gente del luogo, è dal '94 un'area posta a vincolo dalla Capitaneria di Porto per la presenza di numerosi reperti archeologici, tra cui un ceppo d'ancora romano risalente a duemila anni addietro.
Ed è stato proprio durante una ricognizione affidata dalla Soprintendenza ai Beni Culturali di Palermo allo staff del «Blue Shark», che i sub Alfonso Santoro, Totò Crisà, Vincenzo Natalè, Giuseppe Aiello e Linda Scannavino individuarono per la prima volta i rami di corallo nero. Una straordinaria colonia, che si estende per circa duecento metri quadrati su una collinetta del lato Nord-ovest alla base della Formica. Ai primi avvistamenti, i soci del club non pensavano certo di aver fatto una scoperta eccezionale. Ma dopo decine di immersioni, cui hanno partecipato incuriositi gli oltre ottanta soci del circolo, il sospetto che quello strano organismo di colore biancastro potesse costituire un'importanza eccezionale per la biologia marina, è divenuto sempre più una certezza.
All'inizio della stagione estiva, gli istruttori subacquei del club di Santa Flavia hanno inviato fotografie e campioni del corallo prima all'Istituto di Biologia marina dell'Università di Palermo, poi agli acquari delle Università di Genova e Milano, da cui non è giunta alcuna risposta. Il primo incoraggiamento che potesse trattarsi proprio di vero corallo nero è giunta da una rivista specializzata nel settore, cui i sub avevano inviato una lettera accompagnata da fotografie e descrizione dell'esemplare. «Potrebbe essere una colonia di Antipatari», è stata la risposta di Angelo Mojetta, uno dei più accreditati biologi subacquei d'Italia. Ma nessuno, finora, data la rarità dell'esemplare nel Mediterraneo, era stato capace di fornire una risposta sicura.
Ieri, finalmente, la conferma per i sub del «Blue Shark»: l'organismo marino che osservano da anni, che sotto i polipi chiari sfilacciati, nasconde un duro ma flessibile scheletro d'ebano, è proprio un esemplare di corallo nero del Mediterraneo, quello vero, appunto. Almeno stando ad una scheda descrittiva, con tanto di fotografie, di un corso di Biologia marina.
Adesso si attendono i riscontri degli studiosi, che finora si sono disinteressati delle segnalazioni dei sub. Ma tutto sommato potrebbe essere stata una fortuna per l'esemplare di Antipathes subpinnata, che vive tra spugne multicolore, astroides, aragoste, murene e che da anni vede danzare tra le sue ramificazioni donzelle, castagnole, salpe, e occhiate. Un vecchia leggenda, tramandata dagli anziani del luogo, vuole che proprio alla Formica vivesse un'alga unica, introvabile nel resto del Mare Mediterraneo. Ci piace pensare che si trattasse proprio del corallo nero, i cui frammenti sconsciuti, rimasti impigliati nelle reti, scatenavano la fantasia dei pescatori. (Paola Pasetti)
News controllata da: Nicola CADEL
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