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martedì 10 giugno 2003

Australia - La tecnica che ha svelato la pericolosità del fumo individua anche i danni alla barriera corallina


Ambiente Tropicale
TOWNSVILLE - La Grande Barriera Corallina, situata sulla costa nord-orientale dell’Australia, con i suoi 2 mila chilometri di estensione è l’organismo vivente più grande del mondo.

Da tempo si discute dei possibili rischi che questa formazione naturale corre a causa delle sostanze chimiche utilizzate dagli agricoltori australiani nella coltivazione dei campi adiacenti alle coste in cui prosperano i coralli: concimi, diserbanti e insetticidi finiscono infatti nel terreno e poi in mare, rovinando l’habitat naturale che ospita la Barriera. E ora un recente studio australiano fa pendere decisamente la bilancia a favore di coloro che sostengono la pericolosità dell’agricoltura tradizionale. Katharina Fabricius e Glenn De’ath, ricercatori presso l’Australian Institute of Marine Science (Townsville), hanno dimostrato la relazione tra coltivazioni e crisi della Barriera Corallina, un risultato ottenuto con un metodo molto originale: i due hanno infatti utilizzato i medesimi modelli statistici utilizzati negli anni ’60 dagli epidemiologi per dimostrare la relazione tra fumo e tumore ai polmoni. Gli studiosi hanno comparato lo stato di salute di alcune zone della Barriera in prossimità di campi coltivati con altre zone site invece a 400 chilometri di distanza da qualunque terreno agricolo. De’ath e la Fabricius hanno adattato alle loro esigenze criteri statistici utilizzati per stabilire se vi fosse una relazione causale tra cancro e fumo: ad esempio è stata valutata la relazione tra uso di pesticidi e qualità del corallo, così come la relazione tra i livelli di sostanze inquinanti disperse nell’ambiente e il livello qualitativo del corallo in questione. Risultato: c’è una relazione stretta tra pratiche agricole a base di prodotti chimici e livello di inquinamento marino.

(di Roberto Manzocco)

Fonte: "Libero Quotidiano"

News controllata da: Beniamino USAI


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