venerdì 21 febbraio 2003
La crisi degli oceani causata dalla pesca distruttiva
Alcune delle più produttive tecniche di pesca in mare sono anche le più dannose, e dovrebbero essere sottoposte a restrizioni o addirittura bandite. Questo è quanto emerge dal resoconto dell' American Association for the Advancement of Science (AAAS), al termine di una conferenza ternuta a Denver il 18 febbraio, in previsione anche del prossimo meeting della Food and Agriculture Organisation Committee che si terrà a Roma la settimana prossima. Un totale di 405 scienziati provenienti da 47 nazioni hanno firmato una lettera rivolta alle Nazioni Unite, in cui si chiede di riconsidereare la gestione delle industrie di pesca per far fronte alla crisi mondiale del settore. "Nelle recenti decadi l'impatto della pesca commerciale sugli ecosistemi degli oceani è drammaticamente salito, e ci stiamo adesso confrontando con una realtà in cui stiamo rapidamente esaurendo le risorse del mare"-afferma la lettera pubblicata oggi sul New York Times-"Gli oceani, fino ad oggi ritenuti inesauribili, chiaramente non lo sono". La lettera evidenzia che più del 70% delle popolazioni globali di pesci sono al momento sottoposti a pesca eccessiva. Ma non solo i pesci sono a rischio: "la pesca commerciale indiscriminata praticata ovunque danneggia ed uccide milioni di organismi non-target all'anno, causando una mortalità insostenibile di tartarughe marine, uccelli acquatici, pesci spada, tonni e squali".
Fonte: Environment News Service (ENS)
News controllata da: Francesco RICCIARDI
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