giovedì 9 agosto 2018
Ponza, trovata plastica anche nelle meduse
Al largo dell’isola un team italo-russo scopre che oltre ai pesci di grande taglia e ai molluschi filtratori (cozze, ostriche, vongole), anche le meduse non sono immuni dall’ingestione di plastica Il sospetto c’era già da tempo, dal momento che l’inquinamento a opera della plastica rappresenta una delle minacce più gravose per l’ecosistema marino. Adesso c’è anche la conferma: oltre ai pesci di grande taglia e ai molluschi filtratori (cozze, ostriche, vongole), anche le meduse non sono immuni da questo rischio. Un aspetto di cui tenere conto, sebbene non finiscano direttamente sulle tavole degli italiani. Le meduse rappresentano infatti una parte considerevole della dieta dei grandi vertebrati, quali tartarughe marine e pesci, comprese anche specie rilevanti dal punto di vista commerciale: come tonno e pesce spada. E il fatto che la scoperta sia avvenuta a poche miglia dalle nostre coste, non permette di stare tranquilli nemmeno rispetto al pescato locale. LA SCOPERTA AL LARGO DI PONZA È stato un gruppo di ricercatori italiani, col contributo di Alezander Semenov, a capo della stazione di biologia marina dell’Università Lomonosov di Mosca, a rilevare per la prima volta la presenza di frammenti di plastica nel corpo di questi invertebrati marini. La ricerca, pubblicata sulle colonne della rivista «Nature Scientific Reports» è stata condotta su esemplari di Pelagia noctiluca (la specie di meduse più presente nel Mediterraneo) prelevati in uno specchio d’acqua limitrofo all’isola di Ponza: in un’area caratterizzata da un accumulo di rifiuti marini formata dalla convergenza di correnti superficiali. Durante le attività subacquee, i ricercatori hanno osservato diverse meduse che interagivano con i rifiuti marini presenti in sospensione. La raccolta e analisi di alcuni esemplari ha confermato la presenza di frammenti di natura sintetica all’interno delle loro cavità gastrovascolari. Un’evidenza che ha permesso di ipotizzare la capacità delle meduse di ingerire rifiuti plastici marini, probabilmente riconoscendoli come prede a causa delle proprietà chimico-fisiche intrinseche delle plastiche INGESTIONE DI PLASTICA: LE CONSEGUENZE PER LA FAUNA MARINA L'ingestione di plastica, già documentata per 233 specie di vertebrati marini, è associata a danni fisici: dal blocco intestinale alla perdita di appetito, fino alla possibile tossicità dovuta all’accumulo di sostanze tossiche nell’organismo che possono determinare una pesante interferenza in processi quali la crescita, lo sviluppo, il metabolismo e le funzioni riproduttive. In mare, i grandi frammenti di plastica, noti come macroplastiche, possono rappresentare un pericolo per molti animali marini, i quali si indeboliscono e muoiono in seguito all’ingestione delle plastiche o intrappolamento nelle stesse per soffocamento, annegamento e disfunzioni alimentari. Sono ben dodici milioni le tonnellate di rifiuti di plastica che finiscono ogni anno negli oceani di tutto il mondo, secondo una stima diffusa di recente attraverso le colonne di «Science» . Prima delle meduse, le ultime specie a finire nel mirino dei ricercatori erano state le ostriche. In uno studio pubblicato sulla rivista « Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas)», un gruppo di ricercatori transalpini e belgi ha osservato che le ostriche che si cibavano di questi frammenti di microplastica, delle dimensioni del fitoplancton, dopo due mesi producevano un numero sensibilmente inferiore di ovociti e spermatozoi (con motilità ridotta). Un dato che, rispetto a quello rilevato nel gruppo di controllo, aveva poi determinato una riduzione del 41 per cento della prole. Una conseguenza pesante: per la fauna marina, ma pure per il palato, vista la loro grande versatilità in cucina. NESSUN RISCHIO (AL MOMENTO) DOCUMENTATO PER L’UOMO Al momento, non ci sono le prove che il consumo di queste specie animali arrechi un danno alla salute dell’uomo: questo è quanto riportato dalla Fao nel 2016, con la possibile spiegazione che, quando mangiamo il pesce, non portiamo a tavola anche il suo stomaco. Nel tempo, però, si potrebbe presentare il problema dell’eccessiva assunzione di sostanze inquinanti. Motivo per cui non è il caso di cantare vittoria, anzi occorre porre subito rimedio a questo scempio: per la salute del mare e di chi lo abita, oltre che con ogni probabilità pure della nostra.
Fonte: La Stampa.it
News controllata da: Ernesta LA FACE
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