domenica 17 febbraio 2002
Razzie di squali intorno all'«isola paradiso»
«Appello internazionale degli scienziati per fermare la distruzione in massa di diverse specie. Le operazioni sono finalizzate al commercio alimentare Ne vengono eliminati anche seimila al mese. Tagliano pinne e coda e li rigettano in mare»
Attacco al paradiso degli squali. Decine di imbarcazioni da pesca stanno razziando i fondali dell'isola di Coco, situata nell'oceano Pacifico a 550 km dal Costa Rica, una delle principali attrazioni mondiali per i subacquei, richiamati qui da una fauna marina incredibile. Mante, tonni, delfini, pesci vela ma soprattutto squali. Oltre a essere una riserva marina, per la sua bellezza e per la sua ricchezza in fauna, l'isola è stato dichiarata nel 1997 «Patrimonio mondiale» dall'Unesco. «La situazione è molto seria - ha dichiarato al «Corriere» il capitano Paul Watson della Sea Shepherd Conservation Society -. Le acque dell'isola vengono invase regolarmente da imbarcazioni provenienti dall'Ecuador e dal Costa Rica, che pescano illegalmente. I ranger del parco non hanno i fondi e i mezzi necessari per controllare la zona in modo appropriato. Abbiamo sequestrato 70 chilometri di lenze, ma non è stato sufficiente a fermare gli abusi». E' proprio l'eccezionale ricchezza di squali che nuotano nei fondali dell'isola ad avere attratto qui i pescatori. «Abbiamo stimato che più di 6.000 squali sono stati catturati nel solo mese di ottobre - dice Mario Arroyo, da 20 anni guida subacquea dei fondali dell'isola. A questo ritmo nel giro di poco tempo il danno causato sarà irreversibile». Quello che interessa ai pescatori sono le pinne di questi pesci che, una volta essiccate, spuntano dei prezzi record sul mercato mondiale. «La zuppa di pinne di pescecane rappresenta da circa 2.000 anni una vera leccornia per la cucina cinese, spiega Massimiliano Rocco direttore del Traffic Italia, un programma del Wwf (Fondo Mondiale della Natura) per il monitoraggio del commercio di specie animali e vegetali in via di estinzione. Attualmente 125 Paesi al mondo sono direttamente coinvolti nel commercio dei prodotti di squali tra cui le pinne, che ha Hong Kong come epicentro, dove ogni anno ne vengono importate circa 3.000 tonnellate. I prezzi variano da circa 35 a quasi 500 euro al chilo». In alcuni casi la pesca per impossessarsi delle preziose pinne, si trasforma in un autentico supplizio per gli squali che, caricati a bordo, vengono privati delle loro appendici e ributtati, ancora vivi, in mare. Impossibilitati a nuotare gli animali cadono verso il fondo, rimanendo vittime inermi, talora, degli attacchi dei loro consimili. Secondo la Fao, la pesca di squali e razze è andata crescendo dal 1940 toccando, nel 1999, quote di oltre 820.000 tonnellate. Queste sono le cifre ufficiali, a cui si devono però aggiungere migliaia di altre tonnellate provenienti dalla pesca clandestina, come quella che avviene nelle acque di Coco. I guardiaparco dell'isola sono impotenti di fronte alle razzie. Ogni notte devono uscire per cercare di arrestare i bracconieri e rilasciare squali, tartarughe, delfini e altri animali che ritrovano ancora vivi, agganciati agli ami dei palamiti. Al danno della pesca, si aggiunge quello provocato da ogni genere di inquinamento delle acque per la presenza dei bracconieri: sacchi galleggianti pieni di spazzatura , macchie di olio o di gasolio in superficie, pezzi meccanici e lenze sul fondo. Qualcosa però si sta muovendo. Grazie alla lobby avviata per fermare lo scempio (una petizione internazionale è stata firmata da oltre 120 scienziati e ambientalisti) la corte di Puntarenas, in Cosa Rica, ha voluto dare un chiaro segnale e ha condannato, agli inizi di febbraio, a una multa di più di 300.000 euro i proprietari della San José, un'imbarcazione sorpresa lo scorso agosto a pescare illegalmente nelle acque dell'isola, oltre a confiscare il natante. Tra qualche settimana partirà una spedizione della Sea Shepherd Conservation Society per consegnare ai ranger di Coco diversa attrezzatura. Mancano infatti computer, piccole imbarcazioni veloci, efficienti sistemi radio e generatori elettrici per consentire alle guardie, dotate sino a questo momento per la vigilanza di un'unica grande imbarcazione, di pattugliare opportunamente le coste. Coco è un'isola lussureggiante, rallegrata da più di 200 cascate e abitata da oltre 70 specie di volatili e per questo nota come un'«isola paradiso». Proprio in queste acque sono state girate alcune delle più spettacolari scene di vita marina, come quelle in cui appaiono autentici «muri», formati da centinaia di squali martello. Un autentico paradiso, appunto, che ora rischia di trasformarsi in un inferno per i suoi abitanti.
Articolo pubblicato sul "Corriere della Sera" di Furlani Robertowww.corriere.it
News controllata da: Roberto SOZZANI
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