lunedì 6 settembre 2004
New York - Impatto dei sub sulle barriere coralline
N. Barker e C. Roberts, due ricercatori della New York University, hanno pubblicato sull’ultimo numero di Biological Conservation i risultati delle loro ricerche sui danni arrecati dai subacquei alle barriere coralline. Le barriere coralline sono in continuo declino a livello mondiale. Le cause principali sono da attribuirsi ad inquinamento da sedimenti, agenti chimici ed acque scarico civile. Tutti questi fattori risultano limitare la crescita, la riproduzione e la sopravvivenza stessa dei coralli e delle specie ad essi associate. Inoltre, segni di danno meccanico (coralli spezzati e morti) ad opera dei subacquei sono stati osservati in “punti caldi” di immersione, come in Mar Rosso, nei Caraibi e in Australia. Lo studio è stato focalizzato su comportamenti dei subacquei e sulle diverse tipologie di immersione in modo da valutare i differenti tipi di impatto. Subacquei inesperti (con meno di 100 immersioni), quelli di sesso maschile, i fotografi e le fasi iniziali dell’immersione sono considerati come fattori associati ad un incremento del danno ai coralli. Le parti dell’attrezzatura che causano il maggior danno sono principalmente le pinne, e a seguire mani, ginocchia ed equipaggiamento non fissato. Su 353 subacquei osservati, il 73,9% è entrato in stretto contatto con la barriera almeno una volta durante l’immersione, con una media di 0,09 contatti al minuto. Considerando i punti di immersione, è stato visto che più subacquei (97,9%) toccano il reef quando si immergono dalla riva, invece che dalla barca (65% di contatti). La maggior parte dei contatti causa comunque danni minori, di cui circa la metà (49%) risulta in una risospensione dei sedimenti. In un 4,1% dei casi i coralli vengono invece rotti. I fotografi subacquei sono in particolare risultati tra i principali responsabili di contatto con il reef, senza particolare differenza fra fotografi professionisti o amatoriali. Infine, in immersioni notturne è stato possibile registrare un contatto con i coralli doppio che nelle immersioni diurne.
Gli autori suggeriscono che per salvaguardare le barriere coralline di tutto il mondo, l’unico sistema da loro rivelato essere efficace è una stretta sorveglianza da parte del leader del gruppo dei subacquei durante l’immersione. Introdurre durante il briefing ammonimenti sul non toccare le barriere coralline non ha comportato, nelle osservazioni riportate dagli studiosi, nessun cambiamento del comportamento subacqueo. Di maggior impatto in termini di salvaguardia è risultato il diretto intervento dell’istruttore o dive master quando in acqua valutavano un comportamento scorretto.
Fonte: NHL Barker & CM Roberts. Biological Conservation 120 (2004):481-489
News controllata da: Ylenia CHIARI
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