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  Se@News

lunedì 4 dicembre 2006

Quel neurone che avvicina uomo e megattera


I cetacei mostrano di possedere complesse capacità di comunicazione e articolati comportamenti sociali. Uno studio pubblicato sulla versione on line di The Anatomical Record, organo dell’American Association of Anatomists, ha confrontato le strutture cerebrali della megattera con quelli di altri cetacei e di primati, scoprendo alcune strutture del tutto simili a quelle presenti nell’uomo.
Una delle caratteristiche rilevate è la presenza di un’organizzazione di certe cellule in “isole” all’interno della corteccia cerebrale secondo una configurazione modulare; presente anche in delfini e altri mammiferi, essa è presumibilmente funzionale a una più efficiente comunicazione fra i neuroni. È stata inoltre identificata la presenza di cellule nervose fusiformi, in aree analoghe a quelle in cui sono presenti nel cervello dell’uomo. Per quanto la loro esatta funzione non sia stata ancor appurata, si ritiene che esse siano coinvolte nei processi cognitivi, considerato che nei soggetti affetti da disturbi come la malattia di Alzheimer o l’autismo appaiono poco funzionali.
Come osservano gli autori della ricerca, che lavorano presso la Mount Sinai School of Medicine di New York, questo tipo di neuroni è apparso nella nostra linea evolutiva circa 15 milioni di anni fa, dato che essi sono presenti nell’uomo e nelle scimmie antropomorfe, ma non negli altri primati. Nei cetacei per contro esse potrebbero aver fatto la loro comparsa 30 milioni di anni fa, anche se – in base agli studi di anatomia comparata – non si può escludere che si siano evolute indipendentemente in momenti diversi nei due sottordini in cui si dividono i cetacei. In tal caso una parte di questo processo potrebbe essersi svolto nello stesso momento in cui si stava sviluppando negli antenati delle attuali grandi scimmie e dell’uomo.
Alcuni di questi cetacei, osservano gli autori, “esibiscono complessi schemi sociali che includono comunicazione, formazione di coalizioni, cooperazione, trasmissione culturale e uso di strumenti. È verosimile che alcune di queste abilità siano correlate alla complessità istologica dell’organizzazione cerebrale.”
E concludono "I cervelli di cetacei e primati possono essere considerati alternative evolutive nella complessità neurobiologica e sarebbe quindi importante capire come caratteristiche cognitive e comportamentali analoghe possano risultare da un’organizzazione neocorticale per altri versi molto dissimile.”

Fonte: Le Scienze

News controllata da: Franco IANNELLO


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