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mercoledì 20 febbraio 2008

Studiare i merluzzi, salvare i tonni


Se si continua con l'attuale gestione delle risorse ittiche, alcune popolazioni di tonni potrebbero presto seguire lo stesso destino dei merluzzi, il cui numero ha subito negli ultimi anni un collasso che risulta difficilmente recuperabile. A lanciare l’allarme durante l’annuale convegno American Association for the Advancement of Science (AAAS), in corso a Boston, è stato un gruppo internazionale di studiosi riunitosi per iniziativa del World Wildlife Fund (WWF), e dell’Università della British Columbia. Il comitato vede la partecipazione di ricercatori dell’Università del New Hampshire, della Stanford University e della RD Fishing Corporation.
Così come il merluzzo era considerato la "moneta corrente della Provincia di Terranova", in Canada, il tonno è ampiamente considerato il “pollo del mare”, economico ed estremamente abbondante. Ma il valore economico del merluzzo presente nell’Atlantico canadese raggiunse il suo picco di 1,4 miliardi di dollari nel 1968, per poi crollare a circa 10 milioni nel 2004. Nel caso dei tonni, le stime riferite al 2001 parlano di un valore commerciale del pescato di tonni dalla pinna gialla nell’Oceano Pacifico centrale occidentale pari a 1,9 miliardi di dollari, ma in soli tre anni tale valore è sceso a 1,1 miliardi di dollari, con una perdita del 40 per cento circa.
Secondo ulteriori statistiche, alcune specie di tonno stanno diminuendo sia nell’Oceano Atlantico sia nel Pacifico, in alcuni casi nonostante la messa in opera di strategie di gestione delle risorse, come nel caso del tonno dalla pinna blu nell’Atlantico occidentale.
Ma la lezione appresa in questo caso, secondo Andrew Rosenberg, dell’Università del New Hampshire, basata su uno studio approfondito di come la pressione dovuta alla pesca e le caratteristiche di questa specie abbiano determinato un depauperamento difficilmente recuperabile, potrebbe aprire la strada a una gestione effettivamente efficace nel caso dei tonni.
Una innovazione, per esempio, è data dalla proposta dei ricercatori della Stanford University guidati da Barbara Block, e prevede l’utilizzazione di etichette o sensori tracciabili dal satellite con i quali dovrebbe essere possibile individuare gli spostamenti delle popolazioni di tonni dalla pinna blu e proteggerle dal collasso. (fc)

Fonte: Le Scienze

News controllata da: Franco IANNELLO


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