domenica 10 maggio 2009
Un sottomarino robot svelerà i misteri dei fondali del Pacifico
Gli scienziati del National Oceanographic Centre di Southampton, in Inghilterra, ripongono aspettative elevatissime in Nereus, il primo sottomarino robot che a fine mese si cimenterà nell’impresa di raggiungere gli abissi di Challenger Deep, il punto più profondo (11.000 metri) della Fossa delle Marianne, nell’Oceano Pacifico.
Prima di Nereus altri due sottomarini si sono avvicinati ai fondali di Challenger Deep: lo svizzero Trieste, nel 1960, che grazie a un’immersione di nove ore riuscì a misurare la profondità di quello che fino ad allora era apparso come un fondale irraggiungibile. Nel 1995 ci riprovarono i giapponesi con Kaiko, una navicella collegata con un cavo ad una nave che, dalla superficie, si preoccupava di guidarla e di fornirle l’energia sufficiente per portare a termine la missione. Oltre a misurare la profondità della fossa, Kaiko fu in grado di scattare una serie di fotografie della vita dei fondali.
Ma da Nereus gli esperti del settore si aspettano molto di più. Anzitutto poter disporre di un sottomarino robot che permetterà agli scienziati di Southampton di esplorare Challenger Deep molto più a lungo di quanto sia stato fatto fino ad oggi, considerando anche che le batterie al litio di Nereus gli garantiscono un’autonomia di venti ore di immersione.
Il sottomarino è stato poi progettato con due diverse configurazioni: nuoto “libero” e “al guinzaglio”. Da libero, grazie a un sistema informatico estremamente sofisticato e collegato a speciali sensori chimici Nereus è in grado di selezionare autonomamente gli angoli più interessanti da un punto di vista scientifico e fotografarli. Al guinzaglio, dopo essere stato potenziato da un apposito braccio meccanico, Nereus può raccogliere i campioni da analizzare richiesti dall’équipe in superficie.
L’immersione di Nereus, prevista in una data che oscilla tra il 23 maggio e il 6 giugno, avverrà in fasi successive. Per questioni di sicurezza ma anche per realizzare un’esplorazione più completa, il sottomarino robot effettuerà tappe intermedie a 1.000, 4.000 e 8.000 metri prima di raggiungere gli 11.000.
Nel frattempo, biologi marini e geologi restano in attesa di poter visionare le fotografie scattate da Nereus. I primi sicuri di trovarvi nuove forme di vita, nuovi habitat e persino nuovi adattamenti di organismi già noti. I secondi per carpire qualche informazione in più sui movimenti della crosta oceanica.
Fonte: Panorama
News controllata da: Ernesta LA FACE
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