IL NAUFRAGO
di Giovanni PASCOLI
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Alga a nastro bifido (Dictyota dichotoma)
Foto di Nicola CADEL |
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Il mare, al buio, fu cattivo. Urlava sotto gli schiocchi della folgore! Ora qua e là brilla in rosa la sua bava. Intorno a mucchi d'alga ora si dora la bava sua lungi da lui. S'effonde l'alito salso alla novella aurora. Vengono e vanno in un sussurro l'onde. Sembra che l'una dopo l'altra salga per veder meglio. E chiede una, risponde l'altra, spiando tra quei mucchi d'alga... "Chi è? Non so. Chi sei? Che fai? Più nulla. Dorme? Non so. Sì: non si muove". E il mare perennemente avanti lui si culla. Noi gli occhi aperti ti baciamo ignare. Che guardi? Il vento ti spezzò la nave? Il vento vano che, sì, è, nè pare? E tu chi sei? Noi, quasi miti schiave, moviamo insieme, noi moriamo insieme costì con un rammarichìo soave... Siamo onde, onda che canta, onda che geme... Tu guardi triste. E dunque tua forse era la voce che parea maledicesse nell'alta notte in mezzo alla bufera! Non siamo onde superbe, onde sommesse. Onde, e non più. L'acqua del mare è tanta! Siamo in un attimo, e non mai le stesse. Ora io son quella che già s'è franta. Ed io già quella ch'ora là si frange. L'onda che geme ora è lassù, che canta; l'onda che ride, ai piedi tuoi già piange. Noi siamo quello che sei tu: non siamo. L'ombre del moto siamo. E ci son onde anche tra voi, figli del rosso Adamo? Non sono. È il vento ch'agita, confonde, mesce, alza, abbassa; è il vento che ci schiaccia contro gli scogli e rotola alle sponde. Pace! Pace! È tornata la bonaccia. Pace! È tornata la serenità. Tu dormi, e par che in sogno apra le braccia. Onde! Onde! Onda che viene, onda che va...
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