| Spesso vengono un po' snobbate dai subacquei a vantaggio di tutti gli altri 
  organismi che colonizzano i fondali marini. La loro importanza è tuttavia 
  enorme. Esattamente come gli alberi e le piante nel nostro mondo, le alghe sono 
  responsabili della produzione di ossigeno e quindi dell'ossidazione delle acque. 
  Inoltre si pongono alla base della piramide alimentare, e sono quindi l'anello 
  di partenza di tutte le catene alimentari dell'ambiente acquatico. La loro diffusione è eccezionale, come del resto la loro differenziazione. 
  Ancora oggi, con l'avvento della microscopia elettronica, dell'elettroforesi 
  e di tanti altri moderni strumenti analitici, scienziati di tutto il modo dibattono 
  sulla biologia e sulla sistematica delle alghe. Tuttavia possiamo provare a 
  fare un piccolo riassunto sulle loro caratteristiche principali limitandoci 
  a porci delle domande molto semplici, solo sulle alghe pluricellulari, cioè 
  quelle che tutti possiamo trovare in immersione, con la speranza che, dopo aver 
  letto queste poche righe, possiate trovarle un po’ più simpatiche 
  e interessanti.
 @ Cosa sono?
 Le alghe appartengono al regno dei vegetali e sono quindi in grado, come le 
  piante terrestri, di fabbricare autonomamente sostanze ad alto contenuto energetico 
  a partire da sole, acqua e anidride carbonica. Sono cioè in grado di effettuare 
  la fotosintesi, e questo accade perché sono dotate di clorofilla e altri 
  pigmenti. Le alghe si differenziano dalle piante superiori perché non hanno 
  sviluppato strutture complesse nella loro organizzazione strutturale. Un altro 
  nome spesso attribuito alle alghe è quello di "tallofite", proprio 
  perché il loro corpo vegetale è un "tallo", una struttura 
  cioè priva di veri tessuti o organi specializzati, ad esempio, nell'assorbimento 
  di sostanze dal substrato, funzione che, nelle piante superiori, è svolta 
  dalle radici. Quest'assenza nello sviluppo di organizzazioni cellulari complesse 
  è probabilmente da attribuire all'ambiente da loro scelto per vivere. Infatti 
  le alghe vivono in ambienti acquatici o comunque molto umidi, e non hanno nessun 
  problema nell'assorbimento di liquidi o, viceversa, nella conservazione degli 
  stessi. A dire la verità in alcune alghe più evolute si sono differenziati 
  dei tessuti simili a quelli delle piante terrestri nel trasporto di sostanze 
  nutritive. Un'ultima particolarità che contraddistinguono le alghe, è 
  data dall'assenza di fiori, cioè strutture sterili che proteggono gli organi 
  riproduttivi.
 @ Come sono fatte?
 Le alghe comprendono una quantità e una diversificazione morfologica incredibili: 
  si passa da piccole alghe unicellulari che possono essere osservate solo al 
  microscopio, come ad esempio le Diatomee, ad alghe gigantesche alte oltre 100 
  metri come la Macrocystis pyrifera. Possiamo comunque distinguere 3 livelli 
  di complessità morfologica del tallo:
 1. ARCHETALLO.
 Questo è un tallo molto semplice, dove le cellule sono tutte uguali tra 
  loro, e dopo ogni divisione cellulare possono dividersi (in questo caso siamo 
  di fronte ad organismi unicellulari) oppure possono rimanere uniti da, per esempio, 
  una matrice mucillaginosa. Quest'ultimo caso è caratteristico di un'alga 
  comune nei nostri mari, in zone decisamente poco esposte all'illuminazione, 
  simile ad un tappeto di colore verde cupo chiamata Palmopyllum crassum.
 
 2. NEMATOTALLO.
 Quest'organizzazione è caratteristica di molte alghe anche molto comuni. 
  In partenza il nematotallo è caratterizzato dalla presenza di una parte 
  eretta e da una parte aderente al substrato. La proporzione tra le 2 parti è 
  varia: si può avere alghe con solo la parte prostrata, alghe con le due 
  parti in misura simile, alghe con la parte prostrata ridotta ad una singola 
  cellula e con il resto del corpo vegetale eretto. Il nematotallo può essere 
  filamentoso (come Dyctiota dichotoma, o alga a nastro) oppure laminare 
  ( come Ulva rigida, la famosa lattuga di mare).
 
 
 
  Un evoluzione particolare ma comunissima del nematotallo è 
  data dal cosiddetto tallo "cenocitico" o "sifonale" caratterizzato 
  dalla divisione cellulare che non è seguita da formazione di parete cellulare. 
  All'interno del corpo dell'alga ci sarà quindi un ammasso di nuclei e organuli 
  di tante cellule diverse tutti immersi in un citoplasma comune. Questo tipo 
  di struttura è tipico di molte alghe come Codium o Caulerpa 
  (diventata famosa a causa purtroppo di Caulerpa taxifolia, detta anche 
  alga killer), ma anche di Halimeda tuna. 
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    | Alga a candelabro vermiforme (Codium vermilara) Foto di Francesco GERI
 
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 Una tappa intermedia è rappresentata dal tallo sifonocladale, 
  nel quale ci sono sì divisioni dei filamenti, ma queste divisioni si formano 
  in maniera del tutto indipendente alla divisione nucleare. Questo tipo di tallo 
  si può riconoscere ad esempio in Valonia (o alga a otre).
 3. CLADOTALLO.Questa struttura è la più evoluta ed è caratterizzata dalla 
  presenza di due tipi di filamenti: quello principale che si accresce in maniera 
  indefinita, e quelli laterali detti "pleuridi" che invece hanno un 
  accrescimento limitato (un po’ come le foglie). Quest'organizzazione è 
  tipica delle alghe rosse.
 @ Come si riproducono?
 Nelle alghe si può avere sia la riproduzione vegetativa o asessuale che 
  la riproduzione gamica o sessuale.
 La riproduzione asessuata nelle forme unicellulari consiste nella prevalenza 
  dei casi in una scissione della cellula "madre" che si divide in due 
  cellule "figlie".
 
 Nelle alghe pluricellulari invece la riproduzione vegetativa sicuramente 
  più diffusa è la moltiplicazione per frammentazione. Questo tipo di 
  moltiplicazione asessuata è comunissima, basti pensare al fenomeno (negativo, 
  purtroppo) della cosiddetta alga killer, la Caulerpa taxifolia. Quest'alga 
  che sta lentamente e inesorabilmente colonizzando le nostre coste facendo diminuire 
  in maniera drastica moltissime specie autoctone si diffonde attraverso semplici 
  frammenti trasportati, per esempio, dalle ancore delle imbarcazioni. Il frammento 
  una volta raggiunto il substrato adatto riforma il tallo completo dell'alga.
 Molto diffusa è anche la riproduzione asessuata tramite spore vegetative 
  o mitospore. Esse si possono considerare come delle cellule in grado di rigenerare 
  un intero individuo ogni volta che trovano le condizioni adatte per farlo. Le 
  spore sono di solito flagellate, ma le alghe rosse sono dotate di particolari 
  spore dette aplanospore che sono prive di flagelli.
 La riproduzione sessuale si esplica nell'unione (gamia) di due cellule specializzate 
  (gameti) appartenenti a due individui diversi. I gameti possono essere uguali 
  (isogamia), leggermente diversi (isogamia) oppure (e questa è la forma 
  più evoluta) possono essere rappresentati da un gamete molto piccolo simile 
  ad uno spermatozoo che si unisce ad un altro gamete molto grosso ed immobile 
  (oogamia). I cicli biologici delle alghe sono molto spesso complessi e presentano varie 
  alternanze di fasi e generazioni. La generazione identifica la vita di un individuo 
  che inizia con l'elemento riproduttivo (spora o gamete) e termina con la formazione 
  di un nuovo individuo, mentre la fase indica la tappa aploide o diploide. Per 
  chiarire meglio questi concetti facciamo un esempio di ciclo vitale di un alga 
  molto comune nei nostri mari: Ulva rigida o "lattuga di mare". 
  Partiamo da due individui aploidi (gametofiti) che si presentano come delle 
  verdi lamine più o meno espanse. Durante il periodo riproduttivo sia il 
  gametofito maschile che quello femminile producono gameti. Sembra che in alcune 
  specie appartenenti al genere Ulva la gametogenesi sia regolata dalle fasi lunari 
  ed in particolare dalle maree di quadratura. La produzione avviene lungo il 
  margine della lamina che difatti cambia colore diventando nel gametofito maschile 
  verde scuro e nel gametofito femminile giallastro. I gameti flagellati sono 
  attirati dalla luce rossa (lunghezza d'onda che viene assorbita subito dal mare 
  e quindi tipica di zone superficiali) e si concentrano in superficie. Dalla 
  fusione di due gameti si forma uno zigote diploide che mantiene i flagelli e 
  che invece è attratto dalla luce blu e quindi migra verso le acque più 
  profonde per fissarsi al substrato. Lo zigote genera un individuo del tutto 
  simile ai gametofiti con la differenza che esso è diploide (sporofito). 
  A maturità cellule situate sui margini del tallo subiscono un processo 
  meiotico formando tante spore (metà maschili e metà femminili) che 
  una volta liberate riformeranno i gametofiti e rinizieranno il ciclo.
 @ Come si classificano?
 Un tempo l'unico metodo di classificazione che poteva essere usato era quello 
  basato sulla morfologia dell'alga. L'aspetto morfologico via via che aumentavano 
  le capacità tecniche degli studiosi è stato integrato da altri caratteri 
  come il tipo di ciclo biologico, la composizione della parete cellulare o la 
  struttura plastidiale. Ma la vera rivoluzione si è avuta con l'avvento 
  della microscopia elettronica mediante la quale si è potuto analizzare 
  la struttura delle cellule riproduttive cioè gameti o zoospore. Queste 
  strutture si dice che sono di tipo "conservativo" cioè rimangono 
  tali anche dopo millenni di evoluzione. Con l'analisi al microscopio elettronico 
  molte forme unicellulari flagellate sono state unite sistematicamente a forme 
  pluricellulari che si ritenevano ben più evolute, anche se, come abbiamo 
  già detto all'inizio, tutt'oggi vari dibattimenti sono in corso .
 
 
 
  Tutto questo a noi interessa però solo marginalmente, perché 
  il nostro scopo è quello di inquadrare le alghe pluricellulari di ambiente 
  marino. Quindi possiamo dire che esistono tre grandi divisioni: Chlorophyta, 
  o alghe verdi, Phaeophyta, o alghe brune e Rhodophyta o alghe 
  rosse. Come è possibile subito immaginare, questi 3 nomi derivano dal colore 
  che è presente nell'alga considerata. Ma perché un'alga è rossa 
  oppure verde? Il colore che assume un'alga è attribuibile ai tipi di pigmenti 
  fotosintetici presenti. Gli stessi pigmenti che discriminano i tre grandi gruppi 
  che abbiamo citato. Ma cosa sono questi pigmenti fotosintetici? Sono molecole 
  fondamentali per qualsiasi organismo vegetale. Sono infatti responsabili dell'assorbimento 
  dell'energia luminosa e quindi della fotosintesi clorofilliana. Per essere precisi 
  solo la clorofilla a è capace di trasformare l'energia luminosa in energia 
  chimica, mentre gli altri pigmenti (detti pigmenti accessori) servono per allargare 
  lo spettro d'assorbimento luminoso, servono cioè a catturare tutte quelle 
  radiazioni luminose che la clorofilla a da sola non riesce a catturare. Questi 
  pigmenti diventano fondamentali nell'ambiente sommerso, dove l'elemento acqua, 
  via via che aumenta la profondità, restringe sempre di più lo spettro 
  luminoso utilizzabile dai vegetali. Va da se che il corredo di pigmenti di cui 
  è dotata una specie rispetto ad un'altra dipende sia dalla tassonomia ma 
  anche dall'ecologia della specie considerata. 
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    | Sferococco coronato (Sphaerococcus coronopifolius) Foto di Alberto ROMEO
 
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    |  |  Per concludere questa breve trattazione andiamo a descrivere brevemente i tre 
  grandi gruppi di alghe pluricellulari marine.
 1. ALGHE VERDI.
 Comprendono circa 9000 specie riunite in circa 600 ordini. Sono tra tutte 
  le alghe quelle più vicine alle pianti superiori, infatti come quest'ultime 
  presentano clorofilla a e b e come sostanza di riserva, l'amido. Sono per il 
  90% d'acqua dolce, e la maggior parte delle forme marine è raggruppata 
  nella classe delle Ulvophyceae. Tra gli ordini più rappresentativi troviamo: 
  le Ulvales della già citata Ulva rigida e di Enteromorpha 
  caratterizzate da una morfologia laminare; le Siphonocladales caratterizzate 
  da un tallo a struttura sifonocladale e che hanno in Valonia il genere 
  più rappresentativo; le Codiales dal tallo cenocitico pluriassiale (Codium); 
  le Dasycladales con Acetabularia (ombrellino di mare) e Dasycladus; 
  le Caulerpales con il tallo formato da filamenti cenocitici a cui appartengono 
  le famose Caulerpa e Halimeda tuna (fico d'India di mare).
 2. ALGHE BRUNE.
 Comprendono forme generalmente marine e sono probabilmente le alghe più 
  evolute data la notevole complessità che può raggiungere il tallo. 
  Il colore bruno-verdastro è causato dalla presenza di un pigmento cartteristico, 
  la "fucoxantina". Come sostanza di riserva usano la cosiddetta "laminarina". 
  Tra gli ordini più rappresentativi troviamo: le Dyctyotales, talli eretti 
  fogliacei o nastriformi (Dyctyota, il "nastro a forcelle" e 
  Padina pavonica, la "coda di pavone", l'unica alga bruna che 
  calcifica);
 
 le Laminariales, comprendono specie di grandi dimensioni caratterizzate 
  da un accrescimento intercalare mediante una zona meristematica situata tra 
  lo stipite e la lamina e dalla presenza di cellule specializzate per la conduzione 
  di sostanze nutritive (Laminaria è il genere più rappresentativo 
  nei nostri mari); le Fucales che comprendono Cystoseira e Fucus. 
  Cystoseira merita un senz'altro piccolo approfondimento dato che la vegetazione 
  sommersa mediterranea è fortemente caratterizzata dalla presenza di quest'alga 
  che con le sue praterie crea tutta una serie di microhabitat fondamentali per 
  molti organismi.
 
 3. ALGHE ROSSE.
 Comprendono oltre 5000 specie (la maggior parte di mare). Il colore rosso è 
  da attribuire alla presenza di un particolare pigmento, la "ficoeritrina". 
  L'unica classe (Rhodophyceae) si divide in 2 sottoclassi: Bangioideae e Florideae. 
  La prima è primitiva caratterizzata da un tallo poco evoluto mentre i membri 
  della seconda presentano un tallo a cladomi molto sviluppato. All'interno di 
  quest'ultima sottoclasse troviamo molte alghe a noi familiari: Corallina, 
  Jana (piumino calcareo), Peyssonnelia (rosa di mare), i Litofilli 
  ecc.
 P.S.: Un ringraziamento speciale va al Prof. Sartoni, docente di 
  Biologia e Sistematica delle Alghe all'Università di Firenze, perché 
  è stato capace con le sue lezioni, di accrescere ancor di più il mio 
  amore per il mare. |