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Asma e attività subacquea
- Linee guida -
di Lorenzo MESSINA

L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha così definito l’asma: “L’asma è una malattia infiammatoria cronica delle vie aeree che, in soggetti predisposti, determina sintomi di solito associati ad ampi e variabili restringimenti dei bronchi al passaggio dell’aria a causa di una esagerata reattività delle vie aeree, che spesso si risolvono sia spontaneamente che in seguito a trattamento farmacologico”.

Nell’asmatico l’ostruzione bronchiale si manifesta come riduzione dei flussi espiratori: PEF (picco di flusso espiratorio), FEV1 (flusso massimo espirato nel primo secondo) o FEF 25-75 (flusso espiratorio medio). L’ostruzione delle piccole vie aeree, ben correlata con la misura del FEF 25-75, è espressione di uno stato di infiammazione cronica asintomatica e viene in buona parte dei casi rilevata occasionalmente. In altri casi è paucisintomatica e di conseguenza sottovalutata, non diagnosticata, e quindi non trattata in maniera adeguata.

L’asma bronchiale non deve essere confusa o identificata con la dispnea. La dispnea è quella sensazione soggettiva, spiacevole e penosa, di difficoltà respiratoria variamente riferita sia come sensazione di mancanza d’aria, sia come sensazione di costrizione toracica, sia come difficoltà ad inspirare profondamente. Si manifesta quando il fabbisogno di ventilazione è superiore alla capacità di risposta del sistema respiratorio. Può essere uno dei sintomi dell’asma.
Non sempre la dispnea è un sintomo patologico: ogni prestazione massimale si può accompagnare a mancanza di fiato.
La dispnea diviene sintomo patologico quando compare a riposo o dopo prestazioni in precedenza ben tollerate. Comunque intervenga la dispnea è un sintomo che deve essere sempre ben valutato; molte sono le affezioni pneumologiche, cardiovascolari, neuromuscolari, metaboliche o ematologiche capaci di provocarla.

Fino a pochi anni fa l’asma è stata considerata una patologia che precludeva in maniera assoluta le immersioni (ma anche altre attività sportive). Recenti studi osservazionali basati sulla medicina dell’evidenza hanno permesso di formulare nuove indicazioni in senso più permissivo.
Nel 2003 la British Thoracic Society ha elaborato delle linee guida relative alla idoneità pneumologica all’immersione.

Il subacqueo non deve presentare anomalie anatomo-patologiche che possano aumentare il rischio di barotrauma polmonare, limitazione della capacità di compiere lavoro muscolare sott’acqua o limitazione della funzione del polmone di filtrare le bolle gassose prodotte durante l’immersione.

Ai soggetti asmatici si raccomanda di:


  • non immergersi in presenza di un’ostruzione bronchiale provocata da esercizio fisico, freddo o emozioni;

  • immergersi solo se non presentino sintomi soggettivi di asma, abbiano una spirometria normale, presentino un test da sforzo negativo;

  • monitorare regolarmente (2 volte al giorno) lo stato di ostruzione bronchiale con misurazioni del picco di flusso (PEF);

  • astenersi dall’immersione in presenza di riacutizzazione della sintomatologia (necessità di ricorrere ai farmaci nelle precedenti 48 ore) e/o riduzione del PEF superiore al 10% rispetto ai migliori valori.


I candidati sub devono sottoporsi ad accurata visita medica con particolare attenzione all’esame obiettivo e strumentale dell’apparato respiratorio.

Per porre diagnosi di asma possono essere necessari:


  • raccolta accurata della storia clinica del paziente;

  • PFR (Prove di Funzionalità Respiratorie);

  • test di broncoprovocazione e broncodilatazione;

  • prove allergometriche;

  • RX torace;

  • indagini complementari (Rx cranio, reflusso gastroesofageo, visita cardiologia) in caso di dubbi.


La valutazione personalizzata deve tenere in considerazione anche gli aspetti relativi all’acquaticità o l’esperienza subacquea del soggetto, la maturità, il livello di comprensione, il senso di responsabilità, la disponibilità ad accettare un possibile aumento del rischio.


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