Eccoci col secondo appuntamento con gli Echinodermi.
Questa volta avremo a che fare con i gruppi più “celebri”;
discuteremo infatti di ricci di mare, stelle marine e stelle serpentine, spesso
bersaglio di incauti apneisti e sommozzatori che li catturano col solo scopo
di abbellire le proprie dimore.
@ Echinoidei
La classe Echinoidea comprende ricci di mare e ricci moneta. La classe si divide
nelle due sottoclassi dei ricci regolari (Regularia) e irregolari (Irregularia).
Il corpo si caratterizza per la forma ellissoidale e la consistenza dura ed
è formato da una teca esterna calcarea, un vero e proprio esoscheletro
detto teca, dentro il quale sono contenuti gli organi interni.
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Riccio di prateria (Sphaerechinus granularis)
Foto di Alberto ROMEO
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I Regolari si distinguono facilmente dall’altra sottoclasse
per avere nella gran parte gli aculei più robusti e sviluppati e per la
forma globosa e depressa soprattutto al polo aborale, rivolto in alto.
La teca è formata da grosse piastre a stretto contatto fra loro; le sue
dimensioni arrivano fino a 30 cm in qualche specie indopacifica. Il colore è
molto vario ma sempre molto evidente. La teca è provvista di piccoli tubercoli
visibili ad occhio nudo ai quali si articolano gli aculei; questi sono movibili
attraverso una piccola muscolatura situata a livello dell’articolazione
fra aculeo e tubercolo. Oltre ai tubercoli, la teca porta sulla sua superficie
dei piccoli fori, che rappresentano il punto di inserzione delle pedicellarie;
queste sono utilizzate negli Echinoidei per la recezione degli stimoli esterni,
per la pulizia della superficie del corpo e, in alcune specie, per la difesa
contro possibili predatori. In quest’ultimo e sono dotate di ghiandole
del veleno (dette globifere) le quali riducono una tossina paralizzante nei
confronti di piccoli pesci.
I Regolari si caratterizzano inoltre per la presenza sulla teca di cinque doppie
file di podia provvisti di ventose e sono disposte lungo i meridiani dalla superficie
orale a quella alberale secondo la simmetria pentamera. Le cinque file di podia
definiscono nel loro insieme le aree ambulacrali o radii; le aree interposte
sono gli interambulacri o interradii e, come le prime, sono formate una doppia
serie meridiana di piastre.
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Riccio di prateria (Sphaerechinus granularis)
Foto di Alberto ROMEO
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Il polo orale, dove è situata la bocca, è rivolta verso
il basso e in essa è contenuta la lanterna di Aristotele, una complessa
struttura calcarea composta utilizzata per la triturazione del cibo. La zona
che circonda la bocca, detta membrana peristomale, è provvisto di pedicelli
modificati (podia boccali) e cinque paia di branchie a struttura cespugliosa.
Il polo aborale, dove è situato l’ano, è rivolto verso l’alto
e si compone di cinque piastre che vanno a formare il periprocto; all’interno
di esso si ha il madreporite.
Gli Irregolari hanno aculei più piccoli e numerosi ed hanno una forma schiacciata,
fortemente depressa; il contorno del corpo varia da ovale a circolare. La disposizione
della bocca e dell’ano varia nei quattro ordini in cui si suddivide la
sottoclasse: Spatangoida, Clypeastroida, Cassiduloida, Holectypoida.
Negli Spatangoidi la bocca è collocata anteriormente, mentre l’ano
si pone in un interradio posteriore. Il polo aborale continua a collocarsi al
centro della superficie superiore e le zone ambulacrali che si dipartono da
esso sono dette petaloidi per la loro forma a foglia oblunga. I pedicelli di
tale zone sono modificate per l’assunzione dell’ossigeno, mentre
quelli delle zone ambulacrali ventrali (dette filladi) sono atti alla cattura
del cibo (particellato organico).
Nei Clipeastroidi bocca ed ano si collocano lungo superficie orale. Mancano
i filladi.
Il sistema acquifero segue lo schema tipico degli Echinodermi.
Per quanto riguarda la riproduzione, gli Echinoidei sono tendenzialmente
gonocorici (hanno cioè sessi separati), ma si conoscano casi di ermafroditismo
contemporaneo insufficiente (apparati genitali maschili e femminili presente
nello stesso momento ma con necessità di incrocio con altri individui).
La larva è un echinopluteo ed è planctotrofica (si nutre di altri
componenti del plancton); si caratterizza per avere dei pezzi scheletrici lungo
il corpo e i processi del suo corpo.
Il primo fossile attribuibile al phylum risale all’Ordoviciano medio.
Allo stato presente gli Echinoidei comprendono circa 800 specie (di cui 25 nei
mari italiani). Sono diffusi in tutto il mondo e tutte le profondità (dalla
zona litorale fino agli abissi).
I Regolari sono tipici di fondi duri e sono animali sciabili; tale caratteristica
è facilmente evidenziabile nel tipico comportamento di ricoprirsi di qualunque
“oggetto” che trovino (conchiglie, alghe, rifiuti di origine antropica,
ecc.).sono in gran parte erbivori brucatori, grattando dal substrato le alghe
con la lanterna di Aristotele. È stato dimostrato tuttavia che possono
assumere un feeding-behaviour da filtratore quando si trovino in fondali ad
alto contenuto organico lungo la colonna d’acqua.
Gli Irregolari sono tipici dei fondi mobili. Sono endogeni vivendo nello spessore
del sedimento e compiendo piccoli movimenti aiutandosi con gli aculei. Si scavano
delle tane le cui pareti sono consolidate da muco da essi prodotto. Tipicamente
microfagi, gli Spatangoidi la cattura del cibo avviene mediante l’estensione
di pedicelli ambulacrali modificati; nei Clipeastroidi le particelle sono portate
alla bocca da correnti ciliari prodotte dai solchi ambulacrali della superficie
orale.
I Regolari sono importanti anche da un punto di vista gastronomico, soprattutto
nelle regione meridionali. Particolarmente utilizzati sono i cosiddetti “riccio
maschio” e “riccio femmina”, rispettivamente Paracentrotus
lividus e Sphaerechinus granularis, considerati volgarmente la stessa
specie.
Da menzionare fra i Regolari per i mari italiani Cidaris cidaris e Stylocidaris
affinis, i ricci matita. Fra gli Irregolari Echinocardium cordatum
ed E. mediterraneum, comunissimi lungo i nostri fondali sabbiosi fra
i 5 e i 10 m di profondità.
@ Asteroidei
Sono le celebri stelle marine, dal corpo fortemente depresso e di solito con
cinque braccia, tutt’al più ramificate.
È perfettamente distinguibile la superficie orale da quella
aborale. La prima è rivolta verso il substrato e porta al centro la bocca
dalla quale si dipartono le cinque zone ambulacrali; la seconda porta in posizione
eccentrica e in due interradii differenti l’ano e il madreporite.
La parete del corpo si compone di un’epidermide provvista di ciglia il
cui movimento permette l’eliminazione del detrito che si può depositare
sopra il corpo; al di sotto di tale tessuto si colloca il derma nel quale è
“incastrato” lo scheletro (quindi un endoscheletro). Lo scheletro
è composto da piastre separati disposti a reticolo; la forma delle piastre
varia ed è un carattere utile alla determinazione specifica. Da questo
reticolo ipodermico protrudono sulla superficie altre piastre che compongono
le spine e i tubercoli presenti in tutte le specie in maniera più o meno
evidente (un caso estremo è la stella mangiatrice di coralli nelle omonime
barriere, Acanthaster planci).
Ogni braccio è fornito di piastre ambulacrali ed adambulacrali
il cui primo paio in corrispondenza della bocca forma i cosiddetti denti dello
scheletro boccale.
Come gli Echinoidei, sono provvisti di pedicellarie e papule.
Il sistema acquifero è ben sviluppato ed è adibito alla locomozione.
Ogni braccio possiede un canale radiale originatosi dal canale anulare (situato
nel disco); dal canale radiale partono i canali laterali i quali comunicano
con le ampolle e i pedicelli lungo tutto il braccio.
Per quanto riguarda la riproduzione, sono di norma gonocorici. Non
sono tuttavia rari i casi di ermafroditismo insufficiente non contemporaneo;
per lo più si ha proterandria, come in Asterina gibbosa dove gli
individui più piccoli sono maschi e, solo dopo aver raggiunto una certa
taglia, diventano femmine. La fertilità è massima poiché una
femmina può produrre fino a 2.500.000 uova nell’arco di un anno.
La fecondazione è esterna; nelle specie che vivono in acque più fredde
si è evoluta una sorta di cura parentale attraverso l’incubazione
di uova grosse e ricche di tuorlo su apposite tasche della superficie corporea;
da tali uova si ha sviluppo diretto. La maggior parte degli Asteroidei ha tuttavia
larve planctotrofiche, in sequenza temporale la bipinnaria e la brachiolaria.
Solo quest’ultima si fissa sul fondo con piccole braccia situate sul lato
anteriore del loro piccolo corpo. Non cresce immediatamente una stella in miniatura,
ma si forma uno stadio peduncolato tipo crinoide dal quale, solo dopo una completa
metamorfosi, si libera una piccola stella di mare più piccola di 1 mm.
Ben nota è la caratteristica delle stelle marine di avere la
possibilità di rigenerazione di parti mancanti del corpo. Questa si può
considerare come una vera e propria riproduzione asessuata. Soprattutto il genere
Linckia è stato esaminato in laboratorio poiché il taxon si
caratterizza per una notevole capacità di rigenerazione. Nel genere Asterias
è necessaria la presenza di almeno un quinto del disco. La rigenerazione
è ben nota ai mitilicoltori e, soprattutto, alle cozze che essi allevano.
Quando gli allevatori si trovavano di fronte ad un vero e proprio assedio di
stelle marine, provvedevano a tale attacco attraverso la lacerazione del corpo.
Il risultato era che la popolazione di stelle marine nell’allevamento
dopo qualche tempo aumentava a dismisura.
I primi resti fossili di Asteroidei risalgono all’Ordoviciano. Tuttora
la classe comprende circa 2000 specie di cui 23 nei mari italiani. Vivono sia
su fondi duri sia mobili.
Sono animali macrofagi predatori, soprattutto di molluschi, altri echinodermi
e pesci. Le specie a braccia corte ingeriscono in toto la preda e poi ne rigurgitano
le parti dure; quelle a braccia lunghe estroflettono lo stomaco all’esterno
avvolgendo la preda, al quale è digerita all’esterno del corpo. Si
riscontra, come negli Echinoidei, il caso di specie filtratici.
La classe si divide in due sottoclassi: Somasteroidea ed Euasteroidea.
I Somasteroidei comprendono una sola specie vivente (Plataisterias latiradiata)
delle coste pacifiche del Messico. Si ipotizza che da questa sottoclasse siano
derivati gli Ofiuroidei.
@ Ofiuroidei
Si immagina spesso che le stelle serpentine (così come sono note volgarmente) siano una “varietà” delle stelle marine. In realtà esse fanno parte di una classe ben distinta, comunque correlata da un punto di vista evolutivo.
Si distinguono facilmente dagli Asteroidei per la netta distinzione
fra disco centrale e braccia; queste ultime sono sottili e flessibili e a sezione
circolare. La loro grandezza è variabile; si raggiungono valori di 30 cm
per il solo disco nelle Euriale (gli Ofiuroidei più grandi) nelle quali le
braccia possono essere ramificate. Il disco ha forma pentagonale e il numero di
braccia che originano da esso sono generalmente cinque.
Lo scheletro delle braccia si compone delle cosiddette vertebre. Ciascuna di esse è formata da quattro piastre (aborale, orale e due laterali) e ogni complesso vertebrale si articola col precedente e il successivo. Contrariamente alle classi precedenti, mancano papule e pedicellarie, ma persistono i podia, disposti in doppia fila a costituire delle piccole papille a funzione sensoria.
Al centro della superficie orale del disco sono presenti numerose piastre
che circondano la bocca; queste piastre formano cinque mascelle con forma triangolare
con l’apice diretto verso il centro. Anche il madreporite è estremamente
modificato in quanto esso è una piastra orale modificata.
Sono per lo più animali detritivori o filtratori. Nel primo caso catturano le particelle organiche depositatesi sul fondale attraverso i tentacoli; in nutrimento viene così portato alla bocca tramite il movimento di ciglia sulla superficie del corpo. Nel secondo caso catturano le particelle lungo la colonna d’acqua attraverso una rete di muco tenuta dalle braccia. La rete viene poi totalmente digerita con tutto il nutrimento catturato. Si conoscono inoltre specie carnivore e commensali epizoiche.
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Stella coda di serpente (Astrophyton muricatum)
Foto di Alberto ROMEO
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Per quanto riguarda la riproduzione, si hanno sia specie gonocoriche
che ermafrodite proterandriche. Si conoscono specie con maschi nani trasportati
dalle femmine.
La larva che viene prodotta è un ofiopluteo; la sua caratteristica è che metamorfosa quando è ancora planctonica. Come gli Asteroidei, gli Ofiuroidei hanno la capacità di rigenerare le braccia perse. Sono noti fin dal Carbonifero. Annoverano circa 1800 specie viventi, di cui 23 nei mari italiani. Vivono a tutte le profondità e a tutte le latitudini. Sono animali fortemente coloniali. Si suddividono in due ordini: Ophiurae ed Euryalae. Le Ofiure hanno braccia non ramificate. Le specie italiane più comuni sono: Amphiura chiajei, tipica di fondi mobili, Ophyomyxa pentagona, di fondi detritici, ecc. Le Curiale hanno braccia ramificate le quali possono flettersi orizzontalmente e verticalmente come dei tentacoli. L’ordine comprende specie tropicali. Nel Mediterraneo è presente una sola specie: la bellissima Astrospartus mediterraneus, con un disco di 8 cm e un diametro totale di 40 cm, tipica di fondi rocciosi e a gorgonie fra 50 e 200 m.
@ Concentrocicloidei
Nel 1986 è stata proposta la nuova classe dei Concentrocicloidea. La decisione ha preso spunto dal ritrovamento nei fondali profondi della Nuova Zelanda di Xyloplax medusiformis. Ha un corpo a disco sorretto da serie concentriche di placche, pedicelli disposti ad anello e un “velum” sulla superficie ventrale. Il corpo è circondato da aculei. Manca il tubo digerente. Nient’altro si conosce di questa classe monospecifica.
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