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Biodiving: photosub, marine biology, diving school

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  Gli Articoli di MondoMarino.net
Biodiversità
- il futuro della vita -
di Katherine Mary MARANGIO


  
Ambiente Tropicale
Foto di Alberto ROMEO
Vita. Questo è ciò che, almeno finora, distingue il nostro pianeta dagli altri. La biosfera è come una pellicola che ricopre la Terra, dalle cime più elevate alle fosse più profonde. La biodiversità, o diversità biologica, altro non è che la manifestazione della biosfera, la ricchezza della vita sulla Terra.
La biodiversità non deve però essere intesa solo come numero di specie diverse presenti in un luogo, ma anche come diversità tra individui della stessa specie (diversità intraspecifica) e come diversità delle comunità biologiche e degli ecosistemi presenti in quel luogo. Questi sono i tre livelli delle biodiversità: intraspecifico, tassonomico, ambientale.
La biodiversità è un parametro ecologico molto importante e può essere misurata utilizzando appositi indici che tengano conto sia del numero di classi presenti (specie, comunità, ecosistemi) i, sia della ripartizione degli elementi (individui, specie, comunità) nelle diverse classi. Consideriamo per esempio due comunità costituite entrambe da 100 individui. Se nella prima gli individui appartengono a sole due specie mentre nella seconda a quattro, allora la biodiversità sarà maggiore nella seconda comunità. Se invece entrambe le comunità sono costituite da due specie, ma nella prima comunità una specie comprende il 45% degli individui mentre nella seconda il 90%, allora la biodiversità sarà maggiore nella prima comunità, perché gli individui sono maggiormente ripartiti tra le due specie. Possiamo quindi dire che si ha maggiore biodiversità quando si hanno molte classi con gli elementi ripartiti equamente tra di esse.
Ma perché la biodiversità è così importante? E soprattutto perché dobbiamo conservarla e proteggerla?
A questa domanda si possono dare diversi tipi di risposte. Innanzitutto la natura dovrebbe essere conservata per il solo fatto che esiste. Questo argomento però non reggerebbe molto davanti a persone che non riescono a vedere e capire il valore intrinseco della natura e quindi diventa necessario analizzarne il valore estrinseco. Tutti gli ecosistemi forniscono all’uomo e alle sue attività numerosi servizi che nella teoria economica tradizionale non vengono considerati come costi.


  
Ambiente Mediterraneo
Foto di Alberto ROMEO
Per esempio, gli oceani hanno un ruolo fondamentale per il mantenimento del ciclo dei nutrienti e per la regolazione dei gas, mentre gli ambienti costieri forniscono grandi quantità di alimenti oltre a numerosi benefici per l’economia derivanti dagli utilizzi ricreativi, turistici e culturali del mare. Se la modificazioni ambientali portassero a una riduzione o alla scomparsa di questi servizi l’uomo dovrebbe sostituirli con una tecnologia (peraltro non ancora inventata) che porterebbe al sostenimento di costi elevatissimi. Considerando solo i servizi offerti gratuitamente dagli oceani è stato stimato un valore globale superiore a 8000 miliardi di dollari l’anno. L’insieme dei servizi offerti all’uomo da tutti i biomi presenti sulla terra ammonta a circa 33000 miliardi di dollari l’anno. Grazie alla nascita dell’economia ambientale l’uomo ha cominciato a capire che la conservazione della biodiversità porterebbe a notevoli vantaggi anche dal punto di vista economico.
Inoltre un’elevata biodiversità garantisce una maggior stabilità ecologica, cioè le comunità ricche di specie hanno maggiori possibilità di recupero dopo una perturbazione.
Molte specie sono ancora sconosciute e a queste è legata la possibilità di scoprire nuovi principi attivi e nuove risorse naturali. Questo valore d’uso opzionale diminuisce fino ad annullarsi se queste specie vengono distrutte prima ancora di essere state scoperte.
Sapere cos’è la biodiversità e perché dobbiamo difenderla non basta: bisogna anche sapere come questa si distribuisce e dove è maggiormente concentrata. In genere esiste un gradiente latitudinale e uno altitudinale, cioè la diversità biologica diminuisce all’aumentare della latitudine e dell’altitudine.


  
Ambiente Tropicale
Foto di Nicola CADEL
Le zone con maggiore biodiversità sono dunque quelle che si trovano nella fascia intertropicale ed in particolare gli ecosistemi con la maggiore diversità biologica sono le foreste tropicali, che contengono la metà di tutte le specie conosciute. Il corrispondente acquatico delle foreste tropicali sono le barriere coralline. Immergersi in questi straordinari ambienti dà la sensazione di trovarsi in un mondo alieno, di guardare la vita attraverso un caleidoscopio. Secondo i dati dell’ IUCN/UNEP la Grande Barriera Corallina Australiana, pur occupando solo lo 0,1% della superficie degli oceani, ospita circa 300 specie di coralli, 1500 specie di pesci, 4000 specie di molluschi, 5 specie di tartarughe e offre siti di nidificazione a quasi 250 specie di uccelli. La stupefacente ricchezza di questi ambienti, ricchezza di forme e colori, li ha resi fondamentali per la sopravvivenza di molte comunità indigene e, più recentemente, ambita meta turistica. Lo sfruttamento sconsiderato delle barriere coralline (come per qualsiasi altro ambiente naturale) ha portato a conseguenze drammatiche. Si stima che oltre il 10% delle barriere coralline del mondo sia già stato distrutto e che ben il 70% potrebbe esserlo nei prossimi quarant’anni. Le cause di questa perdita inestimabile per l’uomo e per il pianeta sono diverse: il prelievo di specie particolarmente pregiate per i negozi di acquariofilia, i ristoranti orientali e la medicina tradizionale, la deforestazione che causa un aumento della sedimentazione in mare, l’uso incontrollato di pesticidi e fertilizzanti che causano l’eutrofizzazione, l’aumento della temperatura del globo che porta alla morte delle zooxantelle (le alghe simbionti necessarie alla vita dei coralli), le tecniche di pesca distruttive, lo sfruttamento turistico. L’eventuale perdita delle barriere coralline porterebbe a disastrosi effetti a catena sull’intero ecosistema terrestre, come la riduzione (in molti casi già in atto) o la scomparsa di intere popolazioni ittiche legate a questo ambiente. Le barriere coralline sono ambienti estremamente delicati, sia dal punto vista fisico (è sufficiente un colpo di pinna poco accorto per distruggere anni di lavoro di biocostruzione) sia ecologico.


  
Alcionarie varie (n.d. n.d.)
Foto di Gianfranco ZERIO
La maggior parte dei coralli appartiene infatti a specie stenoece, cioè specie che per sopravvivere richiedono precisi parametri ecologici. Così anche un lieve cambiamento del livello del mare, della temperatura, del pH, della quantità di luce che raggiunge il fondo o del moto ondoso può portare a danni irreparabili.
La conoscenza che abbiamo oggi degli altri pianeti del Sistema Solare è stupefacente: conosciamo meglio la superficie di Marte che non i fondali oceanici della Terra. In passato si pensava che il fondo degli oceani fosse un ambiente privo di vita a causa delle condizioni ambientali estremamente stressanti (pressione, totale assenza di luce, substrato limoso omogeneo). Quando però cominciò l’esplorazione di queste profondità sconosciute, i naturalisti si accorsero che non era per niente vero: anche il fondo del mare è ricco di vita. Ma la nostra conoscenza del mare è tuttora molto limitata e sembra un paradosso andare alla ricerca di nuove risorse nello spazio quando non sappiamo ancora quali e quante risorse si possono trovare in fondo al nostro meraviglioso e preziosissimo mare.

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