L'ecosistema marino è il più vasto ambiente della Terra
e comprende tutti i fondali oceanici. I principali fattori che influiscono sulla
distribuzione degli esseri viventi sono la luce e i nutrienti. La luce solare
penetra solo fino a 200 m e qui si concentra la maggior parte degli organismi
marini.
Procedendo verso il basso, la temperatura dell'acqua tende a diminuire: a 2000
m si registra una temperatura di 3°C e a 3000 m di soli 2°C, sui fondali
si può sfiorare lo 0°C. La pressione invece aumenta, 1 atmosfera ogni
dieci metri. Il mare profondo è dunque un ambiente estremo, abitato da
pochi organismi.
Le strategie evolutive per sopravvivere in questi ambienti hanno fatto sviluppare
forme di vita molto particolari, adattate ad un ambiente caratterizzato dalla
mancanza di luce solare, dalla quiete delle acque, dalla salinità e dalla
temperatura costante (tra 0° C e 5 °C) e da una fortissima pressione.
Ciò permette la sopravvivenza solo ad animali che hanno un metabolismo
molto lento, e la conseguenza che è che questi organismi vivono molto
a lungo. Ad esempio, certi molluschi bivalvi, lunghi non più di 3 cm,
che vivono nel Nord atlantico, sembra raggiungano un'età superiore ai
250 anni!
Proprio per le condizioni dell'ambiente in cui vivono, gli animali
sono spesso ciechi o con occhi ridotti e primitivi mentre alcuni sono dotati
di fotofori, organi che emanano luce. Gli organismi sono quasi tutti carnivori
o saprofagi, ossia si cibano dei corpi degli organismi che vivono in superficie
e che alla morte precipitano negli abissi, del plancton (ormai morto) che lentamente
scende sul fondo e persino di pezzi di balena. A questi si aggiungono, naturalmente,
i detriti portati in mare dai fiumi, che scivolano lungo i ripidi canyon della
piattaforma continentale.
La mancanza di cibo è tale che molti pesci abissali, pur di non farsi
scappare le poche prede, hanno sviluppato una bocca enorme, con denti lunghissimi
e stomaci in grado di dilatarsi notevolmente, che permettono loro di ingoiare
in pochi istanti corpi molto grandi, a volte anche maggiori del proprio.
Per non sprofondare sul fondale, mobile e fangoso, alcuni pesci si sono sviluppati
in larghezza, altri sono muniti di pinne allungate.
Gli scheletri sono in genere poco calcificati ed i tessuti molli; la colorazione
è scura.
La fauna abissale ha spesso forme mostruose, ma non supera in genere i 10 cm
di lunghezza.
E' in questa zona che vivono quei sorprendenti animali marini luminosi. Circa
i due terzi della popolazione abissale, infatti, possiede organi luminosi al
fine di illuminare ciò che li circonda. Questi organismi marini utilizzano
la loro bioluminescenza come lampadina ed anche come tecnica predatoria.
Ci sono circa 200 specie di pesce lanterna (Cryptosaras coesi), sono
generalmente piccoli pesci lunghi circa 15 cm, e sono chiamati così a
causa degli organi laterali luminosi, che gli consentono di adescare le prede,
attrarre i loro partner e anche a scopo di difesa.
I pesci accetta sono piccoli pesci (6 cm) ossei dalla strana forma. Si ritrovano
a profondità fra i 200 e i 1400 m più frequentemente nel Pacifico
occidentale. Il corpo presenta escrescenze luminose puntiformi ed anche gli
occhi sporgono dal corpo. Mangiano uova ed avanotti d'altri pesci, la bocca
è dotata di denti molto appuntiti. Anch'essi sono dotati di bioluminescenza.
Il pesce vipera (Chauliodus sloani) è uno dei più
feroci predatori degli abissi, generalmente è un piccolo pesce di circa
30 cm ma può arrivare ai 60 cm, vive alla profondità di 1500 -
2500 m in acque molto fredde. Ha un modo curioso di attrarre le prede: possiede
delle luci dentro la cavità boccale, circa 350 piccoli organi luminosi.
Gli angler fish (Bufoceratias weedi), sottordine dei Ceratioidei, sono
pesci che vivono in mari profondi. Si trovano fra i 500 e i 3000 m di profondità.
Sono caratterizzati dalla presenza, generalmente solo nelle femmine, di un'asta,
sulla sommità del capo, (illicium) dotata di una piccola "lanterna"
usata per attrarre le prede; in molte specie la luminescenza è dovuta
a batteri luminosi che vivono in simbiosi. La femmina si nutre di pesci e gamberetti
che sono attratti dai suoi organi luminescenti ed attrae le prede anche con
la vibrazione della sua esca.
Negli abissi marini vi sono ambienti ritenuti estremi ed impossibili per la
vita. Tutti gli organismi che vivono in questi ambienti sono indicati con il
nome di "estremofili". Questi organismi vivono nella zona delle faglie
vulcaniche sottomarine, vicino al magma che ribolle sotto la superficie terrestre,
e quindi anche sotto i fondali marini.
Ad oltre 2600 m di profondità dal fondo marino si alzano le dorsali oceaniche,
piccoli coni, che dalla cima emettono un denso pennacchio nero (Black smokers).
Qui la temperatura dell'acqua può passare dai 400° C, in vicinanza
delle fumarole, a 1-2° C, a qualche metro di distanza, ma l'acqua, anche
dove raggiunge i 400° C, non bolle; lo impedisce la gigantesca pressione
esercitata dai 2500-3000 metri di mare sovrastante.
Vicino al cono l'acqua è ricchissima di anidride solforosa, che, in queste
concentrazioni, è un vero e proprio veleno.
Proprio in vicinanza del getto d'acqua caldissima delle fumarole,
si trovano strani "cespugli" di vermi lunghi fino ad un metro, conchiglie
giganti, granchi e gamberi che sfruttano l'emissione dal fondo di acqua calda
(con temperature fino a 600° C) e ricca di sali minerali che proviene dal
sottosuolo riscaldato dal magma baltico.
Questi animali sono completamente differenti da ogni altro che vive sulla Terra.
Infatti, mentre ogni catena alimentare comincia, sia sulla terraferma sia in
mare, con la luce del sole, l'acqua ed i vegetali in grado di effettuare la
fotosintesi, vicino alle Black smokers alcuni batteri utilizzano l'anidride
solforosa invece della luce solare.
Questi batteri rappresentano il primo anello di una catena alimentare
costituita da vermi, molluschi, crostacei e pesci tutti con caratteristiche
particolari. Ad esempio i vermi giganti non hanno né bocca né
apparato digestivo: vivono in simbiosi con i batteri. I gamberi, che stanno
un po' più lontano, possiedono, al posto degli occhi, dei sensori ad
infrarossi che gli permettono di distinguere i getti delle fumarole, evitando
così di scottarsi.
|